domenica 3 agosto 2008

Ritorna alla grande il too big to fail!


Una delle caratteristiche distintive della tempesta perfetta in corso è rappresentata dal fatto che le notizie più inquietanti e che potrebbero maggiormente turbare i già agitati sonni degli operatori e degli investitori vengono rilasciate nel corso dei week end, spesso il sabato, ma quelle di maggior rilievo e che coinvolgono importanti decisioni del Governo o dei regolatori normalmente vengono diffuse nella tarda serata della domenica.

Come ho avuto più volte modo di sottolineare quella della simmetria e disponibilità delle informazioni rappresenta veramente una delle criticità del mercato finanziario globale, non che per altri importanti aspetti dell’agire umano le cose vadano meglio, ma è certo che, quando da un’informazione tempestiva dipende il valore, spesso residuo, di un investimento, disporne o no in modo assolutamente tempestivo diventa una questione essenziale per poter assumere le proprie decisioni in contemporanea con gli altri attori, a prescindere dal loro ordine e rango.

Quello che più mi stupisce da lungo tempo è che persone assolutamente digiune di economia e di finanza, del tutto ignare anche delle più elementari regole del gioco imperanti sui mercati finanziari, decidano di imbarcarsi spesso in avventure che prevedono, quanto meno, di disporre di una strumentazione e di accesso a fonti di informazione specialistiche che, pur non riuscendo in alcun modo a colmare il divario esistente rispetto al know how, alla strumentazione ed alle informazioni delle banche di investimento e degli altri principali attori del mercato finanziario, consentirebbero di effettuare in maniera molto più consapevole e meno rischiosa l’acquisizione o l’alienazione di attività finanziarie.

Premesso che ritengo che larga parte della popolazione mondiale dovrebbe accuratamente tenersi lontana da un gioco che è divenuto talmente complesso e realizzatesi, complice la globalizzazione dei mercati, sull’intero arco delle 24 ore, credo proprio che sia necessaria un’opera di alfabetizzazione finanziaria e una opportuna diffusione capillare delle fondamentali regole del gioco, tutte attività che sono ben poco presenti nella formazione di base scolastica e, spesso, anche in quella specialistica, anche se il problema di fondo continua ad essere rappresentato dalla assenza di regole che impongono agli attori del mercato di fornire un’informazione completa e veritiera, così come sono lacunose le norme che dovrebbero informare l’attività degli operatori dei media che, vuoi per sciatteria, vuoi per incompetenza, vuoi perché vengono messe in piedi operazioni di vera e propria disinformazione, spesso mancano alla propria missione di watch dog del potere politico e di quello finanziario.

E’ anche per questi motivi che sto cercando di realizzare un modulo formativo ed informativo destinato alla parte più debole della popolazione, cioè a quelle persone, spesso in età avanzata, che, almeno a mio avviso, dovrebbero disporre di elementi elementari di conoscenza dei prodotti e degli strumenti finanziari, ma, soprattutto, del fatto che, nella solita alternativa tra rischio e sicurezza, l’ago della loro personale bilancia dovrebbe pendere sempre verso il secondo estremo, anche a scapito della redditività stessa del loro investimento, anche perché delle mirabolanti promesse degli imbonitori di turno spesso non rimane, alla fine della fiera, che il classico pugno di mosche e tanta, ma tanta amarezza, sentimento che, oltre che al portafoglio, non fa certamente bene neanche alla loro salute fisica e psicologica.

Così come ritengo che qualunque persona che si trovi di fronte alla decisione di affidare i propri soldi, spesso frutto dei sudati risparmi di una vita, ad altri debba sempre porsi e porre alcune elementari domande al proponente l’investimento, domande che dovrebbero partire proprio dai vantaggi che, a parità di sicurezza rispetto alle alternative più tradizionali e garantite, quella modalità di utilizzo del proprio denaro realmente offre, ma, soprattutto, quale sia il reale profilo di rischio insito in quella forma di investimento e in che modo tali rischi siano adeguati al profilo di rischio che, anche ai sensi delle normative più recenti, gli è stato precedentemente attribuito dal proponente o dalla propria banca.

Una delle maggiori lacune della normativa MIFID, almeno a mio parere, sta proprio nel fatto che non sia stato previsto un percorso che attribuisca la cruciale questione della corretta individuazione delle caratteristiche e delle effettive necessità del risparmiatore/investitore ad organismi terzi e caratterizzati da un opportuno grado di indipendenza rispetto agli intermediari finanziari, non escludendo che tale attività, in base a precise normative e garanzie di indipendenza, possa anche essere svolta da personale dipendente dell’intermediario finanziario stesso, personale che dovrebbe godere delle stesse garanzie delle quali già godono, o dovrebbero godere, quanti sono chiamati a verificare la conformità dell’agire dell’azienda in cui operano alle normative esistenti, nonché alla regole che l’azienda stessa ha ritenuto di darsi.

Certo, quanto sta avvenendo nel contenzioso che il procuratore generale di New York, Andrew Cuomo, ed alcuni colossi creditizi, quali UBS e Citigroup, in relazione alla correttezza del comportamento di queste banche multinazionali nelle aste di prodotti della finanza strutturata avvenute dopo l’avvio della tempesta perfetta fanno obiettivamente ritenere che la strada per una certificazione interna delle caratteristiche del risparmiatore/investitore dovrà passare attraverso l’introduzione di una normativa che, per rigore ed analiticità, non sia troppo diversa da quella Sorbanes-Haxley fortemente bipartisan e che fu introdotta a furor di popolo dopo i disastri della Enron e di altre grandi aziende, disastri determinati da un micidiale mix di moral hazard e di comportamenti realmente fraudolenti messi in atto dai loro amministratori, dai revisori e da intermediari finanziari e società di rating molto, ma molto, distratte.

Un banale esempio di “lacunosità” dell’informazione è rappresentato, invece, dalla sordina che viene posta alla catena di fallimenti di banche regionali che si sta verificando negli stati Uniti d’America, dove, con il fallimento della piccola First Priority Bank basata nello Stato della Florida, banca fallita, almeno secondo alcuni analisti, da lunga pezza ed affidata dalla Federal Deposit Insurance Corporation alle cure della Sun Trust Bank, siamo oramai giunti al numero otto di una lista che, anche qui secondo non secondari esperti del settore, dovrebbe tristemente e inevitabilmente allungarsi, mentre i regolatori, il Governo e la stessa opinione pubblica non trovano di meglio da fare che adoperarsi per salvare quelle entità che, secondo l’ufficialmente e ripetutamente aborrito principio del too big to fail, vengono dichiarate troppo importanti per la stabilità e per la funzionalità del mercato finanziario e della stessa economia americana per essere lasciate fallire e poco importa se , nel perseguire questo obiettivo, è necessario cambiare ed anche radicalmente le regole del gioco, mentre il gioco è pienamente in corso!

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ , mentre rendo noto che sono stati pubblicati nei giorni scorsi gli atti dello stesso convegno.