sabato 25 ottobre 2008

Il Venerdì Nero delle borse mondiali facilita i progetti delle autorità monetarie sull'intervento statale nelle banche!


Adottando una misura che non veniva presa da dieci anni, il consiglio direttivo del New York Stock Exchange ha bloccato ieri la contrattazione dei futures sul Dow Jones un’ora prima dell’apertura ufficiale delle contrattazioni, al fine dichiarato di evitare che si registrasse un vero e proprio crollo in apertura, obiettivo centrato, anche perché sono state utilizzate tutte le altre misure previste nelle fasi di emergenza, quali la disattivazione delle contrattazioni via computer, e adottate all’indomani del crollo verticale che si verificò nell’ottobre del 1987, una tempesta in un bicchier d’acqua se raffrontata alla durata ed all’intensità della tempesta perfetta in corso, una crisi finanziaria che, oramai a giudizio pressoché unanime dei maggiori osservatori, non ha precedenti nella storia dei mercati più o meno regolamentati.

Che le cose si stessero mettendo molto male, peraltro, lo si era perfettamente capito sin dalla pesantissima chiusura della seduta precedente, con i vistosissimi cali dei tre principali indici statunitensi, ma la situazione si era fatta davvero drammatica poche ore dopo in Asia, con il Nikkey 225 che ha sfiorato alla chiusura un tonfo del 10 per cento (9,6) e con tutti gli altri indici asiatici in profondo rosso, un andamento presto ripreso sul fuso orario europeo, sul quale per buona parte della giornata si sono viste performance in linea con quella registrata dalla borsa giapponese, anche se i freni tirati dalle autorità della borsa di New York hanno permesso alle chiusure di dimezzare le perdite che si sono comunque tenute nella maggior parte dei casi al di sopra del 5 per cento.

Gli escamotages messi in atto e un dato alquanto inatteso sulla vendita delle case esistenti negli Stati Uniti d’America nel mese di settembre (+5,5 per cento, ad un ritmo annualizzato di 5,18 milioni di abitazioni vendute, seppur o forse proprio per questo, a prezzi sensibilmente ridotti e che si pongono di poco meno del 20 per cento al di sotto dei picchi del 2006) non hanno comunque impedito ai tre indici di chiudere l’ottava con cali largamente superiori al 3 per cento, flessioni che sono state accompagnate da una contestuale ed alquanto anomala flessione dei corsi dei titoli di stato statunitensi e con un vero e proprio tonfo del prezzo del greggio, con gli operatori che si sono fatti letteralmente un baffo dell’ingente taglio alla produzione deciso da un riunione straordinaria dell’OPEC, un taglio ampiamente sovrastato dai timori per la recessione oramai in atto negli USA ed in Europa e per il rallentamento della crescita nei paesi dell’Asia.

E’ stato veramente triste vedere una risposta così negativa dei mercati ai titanici sforzi delle cancellerie e delle banche centrali di tutto il mondo industrializzato, che, lo dico con tutta sincerità, difficilmente potrebbero fare più di quanto stiano già facendo, anche perché sta vistosamente riducendosi il gap interpretativo che aveva fatto decidere misure, quali in particolare quelle di Bernspan e di Hank Paulson, che sono spesso equivalse a gettare benzina sulle fiamme crepitanti, mentre l’agenda odierna di governanti e banchieri centrali appare molto più incentrata su quelle che dal settembre del 2007 indico come le vere cause della tempesta perfetta e, cioè, quella miscela davvero esplosiva di finanziarizzazione, globalizzazione e deregolamentazione selvaggia che ci ha condotti nella tremenda situazione attuale.

Credo davvero che i due uomini politici che più appaiono consapevoli della gravità della situazione e della assoluta necessità di fornire alla stessa misure per quanto possibile adeguate siano il premier britannico Gordon Brown ed il presidente francese Nicolas Sarkozy, due personaggi che sarebbe davvero arduo definire simpatici, ma che hanno avuto almeno il pregio indubitabile di aver prestato ascolto a consiglieri dotati della conoscenza dei fenomeni dall’interno del mercato finanziario globale e di avere altresì compreso quanto sia stucchevole il dibattito sull’entità pressoché illimitata delle misure da loro adottate, per il semplicissimo motivo che, se non si fermerà la tempesta perfetta virulentemente in atto, avranno davvero poco o nessun senso le recriminazioni sui dissesti veri o presunti delle pubbliche finanze dei loro rispettivi paesi che subirebbero certamente danni peggiori ove si avverasse l’ipotesi di una recessione dall’orizzonte temporale decennale!

Il ricordo di quanto ebbe a dire degli economisti un bravo presidente degli Stati Uniti d’America che aveva la tentazione di sceglierseli tra quelli dotati di un braccio solo al fine di evitare che pronunciassero, dopo una dotta dissertazione su una possibile soluzione quelll’immancabile “d’altra parte” che lo mandava ai matti, mi ha consentito di evitare di incorrere in quell’errore per descrivere la posizione di una Frau Merkel sempre più insofferente nei confronti delle fulminee decisioni di Nicola Sarkozy che sembra davvero farne una al giorno, dal mega piano di rilancio dell’economia, all’intervento autoritario nel capitale delle banche del suo paese, al mega fondo sovrano ideato, almeno a parole, in funzione difensiva, solo per fermarci alle idee realizzate nelle ultime settimane.

Pur essendosi piegata alle pressioni franco-britanniche, al punto da fare proprio il piano di salvataggio del sistema finanziario tedesco, l’energica cancelliera tedesca continua a non digerire l’approccio spiccio ed energico del duo Brown-Sarkozy, un’approccio che invece il mercato, al di là della più che evidente influenza a favore del dollaro esercitata dalle azioni della Banca Centrale Europea, sembra apprezzare nella sua vera portata, spedendo, con una corretta valutazione di breve termine, l’euro ai minimi degli ultimi diciotto mesi, un andamento che, tuttavia, non sta che preparando una discesa davvero drammatica del corso del dollaro trade weighted quale è difficile immaginare avendo sotto gli occhi il grafico del cross euro/dollaro, ma che è molto più facile intravedere ove si osservi il rafforzamento dello yen nei confronti delle due principali valute antagoniste, anche se un’idea, per motivi ovviamente opposti, può venire anche dando uno sguardo all’andamento cedente della sterlina.

Consiglierei vivamente agli ardimentosi naviganti italiani nella tempesta perfetta di non prendere sottogamba le iniziative del Governatore della Banca d’Italia, in questi giorni prodigo di missive ai piani alti dei maggiori gruppi bancari nostrani, con particolare riferimento a quella con la quale si dà il via libera alla riforma dello statuto della Banca Popolare di Milano che si muove sulla falsariga delle condizioni imposte dalla dottoressa Anna Maria Tarantola e quella al Monte dei Paschi di Siena che, a suo autorevole giudizio, appare largamente sottopatrimonializzato!

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ mentre gli atti del convegno sono esportabili dal sito http://www.uil.it/ nella sezione del dipartimento di politica economica.