mercoledì 5 novembre 2008

Sull'onda della tempesta perfetta, Barack Obama conquista la Casa Bianca, la Camera ed il Senato!


Come si usa dire nel gergo delle dealing rooms, “buy the rumor, sell the news”, copione puntualmente seguito dai mercati azionari europei alla notizia che il sogno di Barack Hussein Osama, figlio di un keniota e di un’americana, uomo di colore e sino a tre anni orsono noto solo come avvocato delle cause dei diseredati, si è trasformato in realtà, consentendogli di divenire il primo afroamericano ad aver acquisito il diritto di abitare alla Casa Bianca, con un contratto di quattro anni rinnovabili, ove ce la faccia nuovamente al prossimo election day, per ulteriori quattro, un risultato che, nonostante i disastrosi otto anni di presidenza di Bush Jr. e la patetica performance di Mc Cain e di Barracuda Pailin, sino al mese di settembre dell’anno di disgrazia 2008 sembrava veramente difficile da conseguire.

In una puntata di qualche giorno fa, avevo azzardato il pronostico della vittoria del giovane senatore di Chicago, in gran parte per l’effetto drammatico sul morale dei cittadini americani legato a quel fallimento sventato in extremis dell’intero sistema finanziario a stelle e strisce descritto con grande accuratezza dal numero uno del Fondo Monetario Internazionale, il francese Strauss Kahn, per un attimo dimentico delle sue complesse vicende extraconiugali, vicende per le quali è stato assolto solo perché non era davvero il caso di procedere ad un repentino cambio della guida di uno dei pilastri del sistema uscito da Bretton Woods e che verrà sottoposto ad un processo di, speriamo, radicale revisione già a partire dall’attesissimo vertice del G20, dal quale pare sia ancora esclusa la Spagna di Jose Luis Zapatero (tralascio gli altri nomi del giovane premier spagnolo perché sono veramente troppi).

Credo sinceramente che nessuno sia al corrente delle vere qualità del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, al di là di quanto è stato possibile vedere in questi due anni di estenuante campagna elettorale, ma concordo pienamente con l’analisi di Federico Rampini pubblicata oggi da La Repubblica, soprattutto quando afferma che per la stragrande maggioranza degli operatori di Wall Street, l’uomo trasuda letteralmente fiducia, sì proprio quella fiducia senza la quale non serviranno assolutamente a niente anche i 4 mila miliardi di dollari stanziati dai governi e dalle banche centrali dei principali paesi industrializzati, non fosse altro che il semplicissimo motivo che, a parere di molti se non di tutti, l’ingrediente magico che può consentire di finire nel burrone preconizzato da Strass Kahn è rappresentato proprio da un recupero, forte e significativo di fiducia nelle istituzioni finanziarie.

E’ altresì evidente che non bastano certo il carisma e la parlantina del giovane avvocato di South Chicago per uscire dal meldown finanziario e dai drammatici riflessi che questo sta avendo sull’economia reale statunitense e globale, in quanto è necessario un equo ma deciso accertamento delle responsabilità individuali dei top bankers e dei vertici delle altre entità a pieno titolo protagoniste di quel casinò a cielo aperto che, almeno secondo il presidente della repubblica francese ed il suo omologo tedesco, è divenuto da lunga pezza il mercato finanziario globale.

Già, perché oltre all’introduzione di regole certe ed esigibili da parte dei governi e delle autorità monetarie, nonché una radicale revisione delle norme su cui è attualmente basato un ordine monetario internazionale del tutto bancocentrico, quello che risulta indispensabile per recuperare, almeno in parte, la fiducia dei risparmiatori/investitori consiste proprio nel non lasciare nelle sole mani dello sceriffo Cuomo e dei suo tanti altri colleghi impegnati su questo fronte caldissimo di indagini, quanto un chiaro input politico che miri ad evitare la tentazione di operare il classico colpo di spugna ed a favorire un accertamento delle responsabilità a tutti i livelli, incluse quelle dei regolatori e delle agenzie di rating!

Se fossi nei panni dei possibili indagati non mi farei troppe illusioni sulla scarsa incisività delle parole pronunciate in campagna elettorale dal neo presidente degli Stati Uniti d’America, certamente meno forti di quelle pronunciate dallo sconfitto negli ultimi comizi quando si è giocato il tutto per tutto, anche perché credo che Obama lascerà volentieri al nuovo segretario di stato al Tesoro, soprattutto se la sua scelta cadrà su persone come Summers, Volker o Buffett, l’onore e l’onere di portare avanti una campagna moralizzatrice nell’ambito del Big Finance, anche perché sa benissimo che gli basta lasciare le briglia sciolte sul collo di due di questi tre personaggi per potersi disinteressare completamente del problema, questo perché so pochissimo di Summers, mentre so per certo Volker e Buffett sarebbero visti con vero terrore dai vertici delle diverse entità operanti nel mercato finanziario statunitense, un terrore aumentato dalla estrema misura con la quale i due si sono espressi sul da farsi.

Non credo proprio che i due possibili candidati abbiano gradito il niet espresso dall’ex(?) investment banker Hank Paulson alla richiesta di aiuto volta a favorire il merger tra General Motors e Chrysler, dopo aver elargito a piene mani quasi la metà dei fondi previsti dal piano di salvataggio recentemente approvato per mettere una pezza ai conti più o meno disastrosi delle prime 30 banche operanti negli Stati Uniti e mentre la lista delle banche postulanti aiuto si è allungata a ben 1.800 banche di piccole emdie dimensioni, anche se va detto che tale forma di intervento è certamente da preferire a quella prevista dal suo documento iniziale e che prevedeva di acquistare a prezzi del tutto fuori mercato i titoli tossici che ancora sono in corpo alle banche.

D’altra parte, non capitava da lunghissimo tempo che un presidente democratico potesse contare su una vera maggioranza sia alla Camera dei rappresentanti che al Senato, il che spunta di molto le armi dei vari gruppi di pressione sui congressisti, circostanza che non è certamente sfuggita ad Obama che è, altresì, consapevole del fatto che la sua impostazione dovrà pesare sin dal G20 che inizierà i suoi lavori venerdì della prossima settimana!

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ mentre gli atti del convegno sono esportabili dal sito http://www.uil.it/ nella sezione del dipartimento di politica economica.