venerdì 12 dicembre 2008

Quali sono le vere ragioni dell'uscita di Pietro Modiano dal Gruppo Intesa-San Paolo?


Come era largamente prevedibile, l’agguerrito manipolo di senatori repubblicani che ancora credono nel mercato e nella libera iniziativa, ignorando o fingendo di ignorare che larga parte del sistema finanziario statunitense è da mesi controllata da quello stesso Stato federale che loro vorrebbero ridotto ai minimi termini, ha definitivamente mandato alle ortiche il piano di salvataggio di General Motors e Chrysler faticosamente raggiunto da Bush e dai leaders democratici, spingendo così i vertici delle due grandi case automobilistiche dritti, dritti verso la porta del tribunale fallimentare, anche se ancora non è chiaro a quale dei capitoli della legge si appelleranno, se il Charter 11 oppure il 13.

Ovviamente, la pur prevista decisione di non decidere da parte dei senatori a stelle e strisce ha gettato nello sconcerto i mercati azionari statunitensi, seguiti a ruota da quelli asiatici e da quelli europei che di problemi ne hanno già a sufficienza dei loro.

Detto questo, vorrei venire difilato alle questioni di casa nostra, in quanto apprendo da Il Sole 24 Ore di oggi che il Dr. Pietro Modiano, direttore generale del Gruppo Intesa-San Paolo, nonché vice Chief Executive Officer, cioè un passo al di sotto del deus ex machina del gruppo, Corrado Passera, ha molto spintaneamente rassegnato le sue dimissioni dalle varie cariche, era, infatti, anche a capo della banca dei territori, ricoperte in quella che si contende alquanto millimetricamente con Unicredit Group il ruolo di prima banca italiana.

Ma quali sono le ragioni che hanno indotto Corrado Passera a chiedere quasi ossessivamente la testa del suo massimo collaboratore? Qui la questione si fa davvero ardua, in quanto i risultati della banca dei territori sono stati lusinghieri e sempre superiori al benchmark di mercato, cosa mai messa in discussione né dal Consiglio di Sorveglianza presieduto da Giovanni Bazoli, né, tanto meno, da quello di Gestione, presieduto dal torinese Enrico Salza, uomo di cui più che le doti di banchiere acquisite sul campo è nota l’incrollabile fede liberale che lo spinse a presentarsi all’aeroporto torinese di fronte all’affranto segretario del partito liberale italiano dell’epoca, reduce da una sonora sconfitta elettorale, pronunciando coraggiosamente la storica frase: “Sono Enrico Salza e sono liberale!”.

Ma se nessuno ha osato contestare all’ex manager di Unicredit, fortemente voluto dallo stesso Salza nel 2004 al vertice dell’allora San Paolo-Imi, pecche nella sua condotta da top manager, quale è la vera ragione dei dissapori con Passera e quali i motivi per i quali quest’ultimo ha inteso privarsi di uno dei pochi banchieri di razza presenti in un gruppo che ha visto prima la sistematica decapitazione dei manager dell’acquisita Banca Commerciale Italiana, poi l’uscita di buona parte dei top manager del San Paolo-Imi, per non parlare di quello che è accaduto, pressoché senza colpo ferire, ma stavolta ad opera dei vertici torinesi dell’epoca, nelle casse di risparmio venete confluite prima in Cardine e poi pagate a carissimo prezzo dal San Paolo e, infine, nel Banco di Napoli?

Non so quanto corrisponda al vero il fatto che il nuovo numero uno della potente Compagnia di San Paolo, l’avvocato Benassia, abbia lasciato, per motivi che divergono a seconda dei resoconti giornalistici più o meno informati, il coerente Salza solo a difendere Modiano, né quale sia stato il ruolo dell’un tempo potente Bazoli nella vicenda, ma quello che è certo è che, pur pressato da ogni lato, Passera non abbia voluto intendere ragioni, non lasciando a Modiano altra strada che quella delle dimissioni, presentate dal giornale ufficiale della Confindustria come un divorzio su basi consensuali (sic).

L’uscita di scena di Modiano avvantaggerebbe, secondo la logica e le indiscrezioni giornalistiche, l’altro direttore generale del gruppo milanese e da sempre fidatissimo collaboratore di Passera, Francesco Micheli che si appresterebbe a diventare direttore generale unico e preposto alla banca dei territori, ultimo lascito di quel modello federale a suo tempo orgogliosamente rivendicato dal gruppo Intesa prima di essere abbandonato in favore del modello divisionale preferito a quello adottato in Unicredit e che ha, invece, previsto la costituzione di tre società per azioni, una per la banca al dettaglio, una per il private banking ed una per il corporate banking.

Ma la sempre più probabile assunzione da parte di Micheli delle deleghe di Modiano rappresenterebbe, di fatto, la gestione diretta di Passera anche sulle attività della banca dei territori, in quanto, al di là delle indiscusse doti personali, Micheli si è sempre occupato di questioni legate alla gestione delle risorse umane e, ma solo successivamente, di quelle tecniche, mentre resta ancora avvolta nel mistero la ratio che lo ha di recente promosso a Chief Operating Officer, un incarico estremamente tecnico che ha un senso nelle Investment Banks o nelle divisioni di Corporate & Investment Banking delle banche a dimensione più o meno globale e non un grado da attribuire a chi si occupa di gestione delle risorse, anche si tratta di un busillis che sarà stato certamente risolto brillantemente dall’organo collegiale che ha deciso in tal senso.

L’uscita di Modiano si inserisce in una fase molto travagliata attraversata da Intesa-San Paolo, così come da Unicredit Group, una difficoltà aggiuntiva a quelle vissute dalle banche e dalle compagnie di assicurazione a livello globale e che nasce dalle stesse motivazioni alla base della fulminea acquisizione del San Paolo da parte di Intesa e di Capitalia da parte di Unicredit, entrambe operazioni nate dall’obiettivo di escludere i soci bancari stranieri e, forse, anche per questo vistosamente bocciate dal mercato, comè è facile osservare vedendo il crollo delle rispettive quotazioni azionarie!

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ mentre gli atti del convegno sono esportabili dal sito http://www.uil.it/ nella sezione del dipartimento di politica economica.