martedì 13 gennaio 2009

Perché i quotidiani italiani continuano a ignorare lo scandalo di San Marino?


Guardando le statistiche gentilmente fornitemi da Google, ho avuto modo di rilevare con una certa sorpresa che la puntata pubblicata poco più di un anno fa sul silenzio assordante con il quale la stampa e gli altri media accompagnavano quello che ebbi a definire lo scandalo di San Marino viene ancora visitata quotidianamente da un certo numero di lettori, una straneeza, in realtà, solo apparente, in quanto nei dodici mesi trascorsi da allora la stampa nazionale, con la lodevole eccezione di un cocciuto redattore de Il Sole 24 Ore purtroppo relegato nel supplemento settimanale denominato Plus, ha continuato a non occuparsi di una vicenda che pure provocò a suo tempo le dimissioni del governatore della banca centrale sanmarinese, forti tensioni tra l’Italia e la lillipuziana ma storica Repubblica del Titano, l’interessamento delle autorità sovranazionali incaricate della lotta al riciclaggio internazionale di denaro sporco e, infine, una qualche forma di adeguamento delle normative locali in direzione delle richieste di maggiore trasparenza e maggiori controlli sui vorticosi movimenti di capitale facenti capo alle banche e alle finanziarie sanmarinesi, peraltro caratterizzate da un numero per abitante rinvenibile solo a Lussemburgo o nel Liechtenstein.

Sarà perché sono impegnato nella lettura della trilogia Millenium del purtroppo prematuramente scomparso Sven Larsson, ma credo proprio che l’impenetrabile cortina del silenzio che sta circondando l’intensa attività del procuratore di Forlì, coadiuvato da ufficiali della Guardia di Finanza e marcato a vista da donne e uomini della Banca d’Italia, la frenetica attività legislativa svoltasi sul Titano per evitare di finire dritti, dritti sulla famigerata black list dei paesi considerati dal Federal Bureau of Investigations e dalle altre autorità preposte al contrasto del riciclaggio dei capitali derivanti dal traffico di droga, da altre attività della malavita internazionale e dal terrorismo internazionale più o meno di matrice fondamentalista islamica, il numero degli indagati italiani e sanmarinesi, nonché il coinvolgimento di buona parte delle banche italiane di grandi e medie dimensioni che, secondo le tesi dell’accusa e della Banca d’Italia, omettevano di indicare come controparti bancarie straniere le corrispondenti sanmarinesi, ebbene, tutto questo disinteresse deve pure avere qualche solida ragione nella testa dei padroni dell’informazione nel nostro Paese.

Per chi si fosse solo di recente sintonizzato sul Diario della crisi finanziaria, credo sia necessario riepilogare lo svolgersi degli avvenimenti che tra la fine di dicembre del 2007 e i primi giorni del 2008 portarono agli arresti di dieci dirigenti di banca italiani e sanmarinesi e l’incriminazione di ventisette imprenditori accusati di vari reati societari e di esportazione illecita di capitali, nonché la chiusura di una banca monosportello romagnola controllata integralmente da una già chiacchierata istituzione finanziaria residente proprio a San Marino.

Eppure il fatto di cronaca che diede, almeno così sembra, l’avvio alle indagini fu ripreso con evidenza da giornali e telegiornali dell’epoca, in quanto riguardava l’alquanto misterioso sequestro lampo di un imprenditore che era appena uscito dai locali della banca monosportello romagnola e al quale vennero sottratti i 500 mila euro appena prelevati dalla banca medesima e nella quale, come si apprese solo successivamente, il malcapitato non aveva neppure il conto!

Stranamente, giornali e telegiornali dimenticarono in fretta il sequestro anomalo appena avvenuto, ma l’episodio e i suoi strani contorni attirarono l’attenzione della procura della repubblica di Forlì che, doverosamente, aprì un fascicolo sul reato avvenuto nel territorio di sua competenza, ma che fu costretta ad allargare a dismisura il raggio d’azione della sua inchiesta da un reato contro la persona alle stranezze che avvenivano in quella terra di confine tra i due Stati sovrani caratterizzata da movimenti di capitali e di merci sui quali da tempo ponevano la propria attenzione la Guardia di Finanza e le sopramenzionate Autorità investite di sempre maggiori responsabilità dopo i tragici fatti delll’11 settembre 2001.

Nel giro di poche settimane, agli inquirenti apparve un quadro probatorio tale da convincere un giudice per le indagini preliminari a convalidare le richieste del sostituto procuratore miranti a ottenere un certo numero di provvedimenti restrittivi della libertà personale in danno dei dirigenti bancari, l’intervento della Vigilanza della Banca d’Italia sullo sportello incriminato, le dimissioni del Governatore della banca centrale di San Marino, l’apertura di un’istruttoria della stessa Vigilanza sulle banche italiane e sulle filiali italiane o le affiliate di banche straniere che movimentavano flussi miliardari con le loro corrispondenti sanmarinesi; insomma vi era abbastanza carne al fuoco per suscitare l’attenzione dei cronisti economici delle testate locali e nazionali su quanto stava accadendo, il che, stranamente, non avvenne né allora, né nelle sttimane e nei mesi successivi.

Fu solo, infatti, qualche tempo dopo che Stefano Elli iniziò ad occuparsi con cadenza pressoché settimanale degli sviluppi delle inchiesta e dell’attivismo degli ispettori di Via nazionale, articoli che, peraltro, suscitarono le reazioni indignate dei reggenti della minuscola Repubblica che sembravano non gradire l’interessamento dell’organo ufficiale della Confindustria su quanto stava avvenendo in casa loro e in quegli immediati dintorni posti sul suolo italiano molto chiacchierati per l’attiva presenza di interessi miliardari ruotanti intorno a persone e istituzioni con caratteristiche non troppo diverse da quelle a suo tempo capitanate dall’inquilino di Villa Wanda, al secolo Licio Gelli, e dal suo sodale Umberto Ortolani, anche se va detto che, in questo lembo di terra italica, molto avviene alla luce del sole, come è testimoniato dal fatto che ogni estate si tiene, in quel di San Leo, località a pochi chilometri da San marino e nota ai più per esservi stato astretto Cagliostro, si tiene un festival musicale massonico!
*
Vorrei informare i miei lettori che quanto contenuto nella presente puntata è basato esclusivamente su informazioni ufficiali disponibili sulla inquietante vicenda, inclusi interessanti siti web sanmarinesi, anche perché, se ne disponessi di altre, le avrei già inviate al bravo e competente sostituto procuratore di Forlì.
*
Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ mentre gli atti del convegno sono esportabili dal sito http://www.uil.it/ nella sezione del dipartimento di politica economica.