sabato 7 febbraio 2009

Ma perché Tremonti si occupa tanto delle banche straniere e non chiarisce cosa vuole farne di quelle italiane?


Attingo dalle agenzie la notizia di una presunta rivelazione da parte del per la terza volta ministro italiano dell’Economia, Giulio Tremonti, sulla realizzazione di uno o più salvataggi bancari, presumibilmente nell’area europea, dopo le circa trenta operazioni già avvenute in passato, al di là e al di qua dell’Atlantico da quando ha preso il via la tempesta perfetta il 9 agosto del 2007, un’interpretazione che ha suscitato una piccola bagarre e ha costretto il capo ufficio stampa del dicastero di Via XX Settembre a precisare con una nota ufficiale che le dichiarazioni di Tremonti avevano carattere assolutamente generale e che se il ministro avesse avuto notizia di operazioni specifiche non ne avrebbe certo fatto menzione ai giornalisti.

Non certo per aver collaborato al quotidiano Il Manifesto poco tempo dopo l’interruzione della collaborazione dell’allora giovane discepolo di Franco Reviglio, mi preme ricordare il semplice fatto che, da quando intervenne il sostanziale blocco della liquidità nel mercato interbancario europeo, non vi è stato fine settimana nel quale non siano avvenuti incontri a vari livelli tra governi, banche centrali, banchieri, così come è noto a tutti che le principali decisioni in materia di interventi e/o di salvataggi di questa o quella istituzione a carattere più o meno globale siano, per ovvi motivi, state decise quando i mercati sono chiusi, in parecchi casi la domenica sera, poco prima che iniziassero le contrattazioni sui mercati asiatici.

In diverse puntate del Diario della crisi finanziaria ho spesso avvertito l’esigenza di mettere, in base a ragionamenti del tutto deduttivi, i miei lettori in guardia sulla possibilità che in questo o quel fine settimana vi era il rischio, o l’opportunità, che questo o quel governo, europeo o statunitense, fosse costretto a effettuare iniezioni di denaro pubblico o nazionalizzazioni di banche o compagnie di assicurazioni, pertanto non posso che concordare che, in particolare dopo il fallimento di Lehman Brothers, ogni fine settimana può essere quello buono, anche se è del tutto impossibile, a meno di disporre di informazioni riservate, stabilire quale sia!

Non è perlatro sfuggito, almeno a chi, come me, trascorre parte del suo tempo navigando sui siti più o meno specializzati italiani e stranieri, che non più tardi di ieri il numero uno di Bank of America è stato costretto a smentire l’ipotesi di una nazionalizzazione della sua banca che, lo ricordo per i più distratti tra i miei lettori, è stata chiamata a farsi carico di una Countrywide e di una Merrill Lynch tecnicamente fallite, ragione per la quale è stato destinataria di due consistenti tranche di fondi pubblici, l’ultima avvenuta molto di recente, nonché, al pari delle altre grandi banche a stelle e strisce, ha potuto riversare titoli più o meno tossici per centinaia di miliardi di dollari nell’ampia discarica appositamente allestita dalla Fed di New York presieduta da Timothy Geithner sino all’assunzione della responsabilità del dicastero del Tesoro avvenuta soltanto pochi giorni orsono.

Per rafforzare la sua convinzione sull’assurdità dell’eventuale provvedimento, il tostissimo Chief Executive Officer di Bank of America, ha reso noto di aver acquistato un pacchetto di azioni della sua banca, una mossa che ha spinto l’azione lontano dal minimo storico di 3,77 dollari toccato solo pochi giorni prima, chiudendo sopra i 6 dollari con un incremento che è giunto a sfiorare il 30 per cento in una sola seduta, con scambi record che hanno visto quasi 800 milioni di azioni cambiare rapidamente di mano.

Non credo che con i guai che ha da tempo, il povero Lewis abbia parlato di una fantasticheria o di un rumor del tutto infondato, anche perché la sua uscita è avvenuta pressocché in contemporanea con l’annuncio che Timothy Geithner svelerà lunedì i dettagli dell’utilizzo dei 350 miliardi di dollari che il Congresso ha voluto lasciare nella disponibilità della amministrazione che fosse scaturita dall’Election Day svoltosi nei primi giorni di novembre e che ha visto la netta affermazione del partito democratico e del suo candidato e coetaneo di Geithner, Barack Obama.

Sono certo che delle idee del nuovo ministro del Tesoro, i banchieri statunitensi ne sappiano molto di più di quanto possa saperne io, anche perché l’ex presidente della Fed di New York ha partecipato a tutte le operazioni di salvataggio, nonché alla decisione tragica presa il 15 settembre 2008 di lasciare fallire Lehman Brothers, per cui credo proprio che le sue idee in materia non siano del tutto sconosciute a quanti lo hanno avuto come interlocutore in una o più defatiganti trattative!

Lasciando l’America agli americani, credo che il clamore e il nervosismo suscitati dalla presunta indiscrezione di Tremonti in alcune cancellerie europee risiedano semplicemente nel fatto che è forte il sospetto che esistano numerosi progetti di operazioni in fase di finalizzazione in almeno tre grandi paesi membri dell’Unione europea, Germania, Gran Bretagna e Francia, mentre lo stesso premier spagnolo non fa mistero alcuno della sua insoddisfazione per come le grandi banche del suo paese stanno gestendo questa fase della tempesta perfetta, con particolare riferimento alla contrazione in atto dell’offerta di credito alle imprese e alle famiglie.

Ascoltando la conferenza stampa di Tremonti, sono stato, invece, assalito dal dubbio sul motivo per il quale il nostro ministro dell’Economia tenda sempre a parlare della situazione degli altri paesi, spesso di quelli da noi così lontani come la Cina che rappresenta da anni quasi una sua personale ossessione, ma eviti accuratamente di chiarire in che modo vuole favorire il processo di concentrazione nel settore bancario italiano, un processo che, come ha ben sottolineato l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, presenta, sotto il profilo della governance, il più alto tasso di conflitti di interesse esistente al mondo!

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ .