venerdì 6 febbraio 2009

Mentre Obama fa la legge, i banchieri studiano l'inganno!


A sentire i molto maliziosi bloggers americani, Obama non aveva finito di fare il suo annuncio sul tetto da mezzo milioni di dollari alle retribuzioni dei top manager delle banche e delle compagnie di assicurazioni destinatarie dei nuovi aiuti pubblici che già stuoli di consulenti al soldo delle major di Wall Street erano all’opera per suggerire mezzi più o meno leciti per aggirare i nuovi limiti imposti per decreto dal nuovo inquilino della Casa Bianca.

D’altra parte, come si può pretendere che le donne e gli uomini posti al vertice delle entità protagoniste del mercato finanziario a stelle e strisce che hanno ricevuto una fetta consistente dei 350 miliardi di dollari elargiti negli ultimi otto anni possano rassegnarsi a vivere con uno stipendio di poco più di quarantamila dollari al mese, mentre i cinque titolari dei maggiori hedge fund continueranno a spartirsi la bellezza di 12 miliardi di dollari, sempre che i loro affari continuino ad andare bene grazie alla loro capacità di fare il surf sulle altissime onde della tempesta perfetta.

Purtroppo per loro, Obama è molto attento a quanto si dice nel web e ha già preparato, insieme a Timothy Geithner, la più efficace delle contromosse, lasciando trapelare, attraverso la solita fonte bene informata, che gran parte dei 350 miliardi di dollari previsti dalla seconda fase del TARP non andranno direttamente alle banche, ma verranno utilizzati per consentire alla bad bank di acquisire i titoli più o meno tossici della finanza strutturata tuttora parcheggiati al di sopra e al di sotto della linea dei bilanci delle banche, ma la peggiore sorpresa per i banchieri sarebbe rappresentata dal prezzo al quale gli stessi verranno acquisiti, un prezzo molto, ma molto al di sotto delle loro aspettative e molto inferiore a quello che avrebbe loro corrisposto l’ex (?) collega Hank Paulson.

Non so se sarà soddisfatto il presidente della Deutsche Bank, che si mise di traverso già nel lontano dicembre 2007, quando Paulson propose il primo progetto, poi tristemente abortito, volto a sterilizzare l’impatto dei SIV e dei Conduit mediante la creazione di un super SIV denominato MLEC, sostenendo che il problema dei problemi era rappresentato, appunto, dal prezzo che sarebbe stato pagato per acquisire quei titoli che sin da allora si sapeva essere molto tossici, anche se credo che ieri Herr Hackermann avesse ben altro per la testa, visto che era stato costretto ad annunciare che la sua banca aveva accusato una perdita da poco meno di 5 miliardi di euro relativa al quarto trimestre del 2008, ma anche potuto dichiararsi soddisfatto per la riduzione del leverage ratio, passato da un multiplo di 34 volte il patrimonio a uno di ‘solo’ 28 volte, entrambi livelli degni di una investment bank spericolata più che adatti a una grande banca europea!

Se qualcuno aveva ancora qualche dubbio sulla localizzazione di buona parte dei titoli più o meno tossici della finanza strutturata, la forte ripresa dei corsi azionari di Goldman Sachs e Morgan Stanley, la prima a più del doppio del minimo toccato nei mesi scorsi e la seconda giunta addirittura al quadruplo, fornisce una risposta alquanto eloquente, anche perché si tratta di due banche che, al di là del prezzo che verrà loro corrisposto in cambio della carta straccia in loro possesso, sono certamente molto più capaci di risalire la china di quanto possano farlo Citigroup, J.P. Morgan-Chase, Bank of America o Wells Fargo, costrette a diventare ancora più grandi a causa della più o meno forzata acquisizione di entità tecnicamente fallite del calibro di Countrywide, Bear Stearns, Merrill Lynch, Wachovia Bank, Washington Mutual, solo per citare le più note tra le entità travolte dalla tempesta perfetta che tra tre giorni compie i suoi primi diciannove mesi.

Non so come è stata l’ultima riunione domenicale a casa di Don Emilio Botin, un uomo che pur professandosi ultrafervente cattolico costringe i suoi più stretti collaboratori a estenuanti meeting la domenica pomeriggio, anche se, a giudicare dal forte calo degli utili nel corso del quarto trimestre e del non raggiungimento dell’obiettivo di un utile da 10 miliardi di euro per l’intero esercizio 2008, credo che sia stata una riunione molto burrascosa, anche perché i 1.100 milioni di euro mancanti sono in larga parte ascrivibili ai rimborsi che il ‘suo’ Santander sta effettuando ai clienti danneggiati dalle malefatte di Bernard L. Madoff.

D’altro canto, i cronisti raccontano di un’assemblea degli azionisti animata da vivaci critiche alle scelte del banchiere spagnolo, un clima del tutto inconsueto per Don Emilio, abituato com’era a vedersi tributare applausi e complimenti per la sua indubbia abilità gestionale, una qualità che era stata di recente confermata dalla rapidità con cui ha rifilato con grandi profitti l’Antonveneta appena acquisita al Monte dei Paschi di Siena che ancora oggi piange per i 9 miliardi di euro pagati o per essere riuscito a passare pressoché indenne tra gli alti marosi della tempesta perfetta, un clima festoso che è stato guastato a causa dell’essere maldestramente incappato nello schema di Ponzi messo in scena da Madoff!

Venendo all’economia reale a stelle e strisce, il superamento deciso della soglia dei 600 mila nuovi sussidi settimanali di disoccupazione, 626 mila per la precisione, non lascia presagire nulla di buono sul Non Farm Payrolls in gennaio che verrà annunciato oggi, ma che è previsto dal consensus degli analisti nuovamente negativo per oltre mezzo milione di buste paga, mentre il tasso di disoccupazione dovrebbe portarsi di un balzo al 7,5 per cento, mentre gli ordini all’industria sono calati in gennaio del 3,9 per cento, la sesta flessione mensile consecutiva.

Un segnale positivo, dopo l’inaspettata crescita della vendita di case in dicembre, è venuto dai dati delle maggiori catene di grandi magazzini statunitensi, Wal Mart e Macy’s, che hanno registrato cali delle vendite nella scorsa settimana meno sostenuti di quanto previsto in precedenza.

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ .