sabato 14 marzo 2009

Sfida all'Ok Corral tra Tremonti e Draghi!


Delle baruffe chiozzotte tra il per la terza volta ministro italiano dell’Economia, Giulio Tremonti, e il Governatore della Banca d’Italia, nonché da oltre tre anni presidente del Financial Stability Forum, Mario Draghi, ho scritto oramai più volte, al punto da rinviare alle cinque puntate del Diario della crisi finanziaria di luglio 2008, poi riprese con leggere modifiche nel numero 9 di Lavoro Italiano, e nelle dieci puntate dedicate a Le conseguenze economiche di Silvio Berlusconi, edite poi di seguito per esclusiva comodità del lettore desideroso di stampare il testo.

Le cronache di questi ultimi giorni mi costringono, purtroppo, a tornare mio malgrado dell’argomento, anche perché credevo proprio che il repertorio di Tremonti nei confronti dell’uomo che lui stesso ha designato per l’alto incarico si fosse francamente esaurito, dopo la definizione di aspirina utilizzata per descrivere la prima bozza dell’intenso lavoro svolto da Draghi e dai suoi colleghi sulla tempesta perfetta, o quell’analogia che ha fatto sbellicare gli esperti mondiali tra i banchieri centrali e i topi posti a guardia del formaggio, per non parlare poi dell’evidente ironia utilizzata nei confronti di alcune misure proposte dallo stesso Draghi in non ricordo più quale consesso mondiale al quale partecipavano entrambi.

Intendiamoci, nulla a che vedere con il clima avvelenato dei rapporti cui eravamo abituati ai tempi della forzata convivenza tra l’ìmmaginifico e creativo professore di scienza delle finanze e tributarista di chiara fama e il Governatore di Alvito, provincia di Frosinone, quell’Antonio Fazio che si ostinò fino all’ultimo a non credere nell’ingresso dell’Italia nell’euro sin dal primo giro di corsa, che si oppose strenuamente a tante fusioni credibili e industrialmente valide per accogliere a braccia aperte i progetti più strampalati avanzati da chi aveva la furbizia di chiedere il suo via libera preventivo, per finire poi malamente invischiato nella storia dei furbetti del quartierino, perché tutto si può dire di Fazio meno che non fosse disponibile ad allearsi anche con il Diavolo pur di sbarrare la strada a quei frammassoni degli olandesi e a quei banchieri baschi non proprio amici di Don Emilio Botin!

Chi ricorda quei viaggi a Washington su aerei rigorosamente separati o le sceneggiate davanti alla stampa internazionale al gran completo non può assolutamente confondere la tranquilla rissa odierna con la guerra più che dichiarata di ieri che, non certo a caso, alla fine si concluse, dopo qualche vittoria di Pirro conseguita dall’uomo di Alvito, con la vittoria di Tremonti e la nomina, appunto, dell’ex Ciampi’s Boy, ex direttore generale del Tesoro addetto alle privatizzazioni, ex boss europeo della potente ma ancor più preveggente Goldman Sachs, nonché membro del comitato esecutivo mondiale della stessa banca di investimenti, da pochi giorni incluso nella lista dei cinquanta personaggi che salveranno, almeno si spera, il mondo dalle conseguenze nefaste della tempesta perfetta in corso oramai da oltre diciannove mesi e che minaccia di durare almeno altrettanto.

Ma stavolta la materia del contendere tra i due economisti è tutta italiana e fa riferimento ai poteri attribuiti per decreto dal Governo ai prefetti in materia di vigilanza sulla corretta e adeguata erogazione del credito a famiglie e imprese, nell’eventualità tutt’altro che remota che i banchieri decidano di lesinare la materia prima a quei piccoli e piccolissimi imprenditori di cui abbonda il nostro Paese e ai quali quasi nessuno pensa mai a sufficienza, pur rappresentando gli stessi forse la vera caratteristica distintiva tra la nostra economia e quella dei tre maggiori tra i paesi membri dell’Unione europea, una ricchezza che può facilmente trasformarsi in fragilità sotto gli alti marosi della tempesta perfetta e il conseguente credit crunch che, almeno per questi imprenditori, costituisce già un’amara ed evidente realtà.

Non si erano ancora messi al lavoro i 103 prefetti e, a maggior ragione, quei venti tra di loro cui spetta il compito di costituire gli osservatori su base regionale, che già la Banca d’Italia interveniva, per via circolare alle proprie da poco ridotte dipendenze sul territorio nazionale, per intimare il divieto agli stessi prefetti di ottenere informazioni disaggregate dalle banche, in luogo di quelle informazioni aggregate, vecchiotte e poco utili per distinguere il gran dal loglio rappresentate da quelle informazioni statistiche della Banca d’Italia, che il Governatore, con grande magnanimità, intende fornire anche via internet.

Non vi è dubbio che l’intervento a gamba tesa del Governatore nei confronti delle decisioni dell’Esecutivo, seppur motivate dalla legittima difesa delle oramai scarse prerogative dell’un tempo istituto di emissione, è di quelle mosse destinate a scatenare un putiferio nel gallinaio politico italiano, come ben dimostrato dall’intervento conciliatore del ministro leghista dell’Interno, Roberto Maroni, che ha di volata concesso agli esponenti della Banca d’Italia di fare parte dei suddetti comitati, ipotesi assolutamente non prevista nel testo licenziato a suo tempo dal Governo, non chiarendo, peraltro, né forse poteva farlo, se la presenza delle donne e degli uomini di Draghi è prevista a livello provinciale o a quello regionale.

Per un Governatore che aveva fatto il suo esordi pubblico esortando le banche italiane a tenere conto, oltre ovviamente agli altri rischi di carattere più finanziario e/o operativo, anche del rischio reputazionale, la mossa sopra menzionata non è certo di quelle destinate a passare ai posteri, ma, almeno stando alle ricostruzioni della stampa, Draghi non poteva non tenere conto della posizione dell’Associazione Bancaria Italiana che, ovviamente, mal digerisce il controllo dei prefetti sull’operato delle singole banche e che, anzi, sembra stia facendo pressione su quegli istituti di credito decise ad approfittare dei Tremonti Bonds a ritardare la propria adesione in attesa che si posi la polvere nello scontro tra il Ministro e il Governatore!

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ .