venerdì 26 giugno 2009

Giulio Tremonti versus Mario Draghi, l'ABI e i banchieri italiani!


Il Governatore della Banca d’Italia è persona troppo navigata e accorta per non prevedere il vespaio che avrebbero sollevato le sue previsioni sull’andamento del prodotto interno lordo nell’anno di disgrazia 2009, previsioni di un calo del 5 per cento del PIL prontamente riprese e rincarate dalla sin a poco tempo fa iperottimista presidentessa di Confindustria, Emma Marcegaglia, e istantaneamente rispedite al mittente dal per la terza volta ministro italiano dell’Economia, Giulio Tremonti, che non ha mancato di ricordare a Mario Draghi la precedente stima di Via Nazionale che ipotizzava una contrazione della nostra economia di ‘appena’ il 2 per cento e che avrebbe posto il Belpaese tra i best performer nell’anno in corso.

Non vi è chi non abbia letto dietro l’esternazione del Governatore una mossa legata all’attuale fase di ‘sede vacante’ plasticamente testimoniata dall’utilizzo sempre più frequente in prima linea di un uomo abituato a operare dietro le quinte come il potentissimo Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, non certo per la stima fornita sull’andamento del PIL che è perfettamente in linea, se non leggermente più ottimista, di quelle recentemente e autorevolmente fornite dalla Banca Mondiale, dal Fondo Monetario Internazionale e dall’OCSE, ma per la più che nota idiosincrasia berlusconiana e tremontiana nei confronti di predizioni che rischiano di trasformarsi più o meno ineluttabilmente in selfulling prophecies, una ipersensibilità che potrebbe anche avere un senso se sulle vicende economiche valesse la stessa assenza di informazione che la maggior parte dei media televisivi e una parte preponderante della carta stampata dedicano alle disavventure etiche e morali dell’attuale inquilino di palazzo Chigi.

Mi permetto, inoltre, di ipotizzare che l’uscita di Draghi (ma i Governatori un tempo non parlavano solo in occasione del sermone annuale in sede di assemblea e in occasione della giornata del Risparmio?) abbia molto a che fare con il recente scontro al calor bianco che ha visto Tremonti versus i banchieri italiani di ogni ordine e grado, uno scontro che non stupisce più di tanto alla luce della opinione di Giulio nei confronti dei reggitori pro tempore di gruppi creditizi e banche di varia dimensione, ma che stavolta è stata innescata da una frase alquanto infelice attribuita all’ex enfante prodige della finanza italiana e dominus operativo incontrastato di Intesa-San Paolo, Corrado Passera, reo agli occhi del Ministro, del mondo imprenditoriale e delle stesse un po’ distratte associazioni dei consumatori e risparmiatori/piccoli investitori di avere sostenuto che non può erogare le decine di miliardi di liquidità in eccesso nelle disponibilità della ‘sua’ banca per l’inconsistenza o l’assenza di programmi imprenditoriali meritevoli dell’attenzione sua e dei suoi più diretti collaboratori, quali l’ex capo del personale della Technicolor divenuto, dopo anni di sodalizio con Passera, Direttore Generale della Banca dei Territori, Francesco Micheli, e il potentissimo Gaetano Micciché che si occupa di quel che resta!

Forse ispirato dal quadro che il suo predecessore amava avere dietro le sue spalle, un San Sebastiano trafitto dalle frecce dei suoi persecutori, il banchiere centrale che il mondo a volte ci invidia ha volutamente attratto su di sé le ire dell’infuriato ministro che minacciava di dare nuovo impulso alle commissioni prefettizie e che metteva in discussione il giochetto appena realizzato dalle banche di ogni ordine e grado, attraverso la trasformazione delle abolite commissioni di massimo scoperto in balzelli aventi altra denominazione, ma considerati da Tremonti troppo simili a quelli che, motu proprio ma anche sotto la pressione di Confindustria e dalle altre associazioni imprenditoriali, aveva pensato di mandare definitivamente in soffitta, ignorando o fingendo di ignorare il vecchio detto che recita che ‘fatta la legge, trovato l’inganno’.