mercoledì 23 settembre 2009

Poca suspense per il meeting della Fed!


Apparentemente, la giornata vissuta ieri nei mercati finanziari di tutto il mondo è apparsa ben diversa da quella del giorno precedente, un lunedì non proprio nero, ma che ha visto nel calo dei consumi di prodotti petroliferi in Cina nel mese di agosto un pessimo segnale per le speranze di ripresa, una preoccupazione che aveva spinto il prezzo del petrolio fino a poco più di 68 dollari al barile, così come flessioni vistose avevano caratterizzato anche le altre commodities, mentre il dollaro tentava un mini recupero nei confronti delle altre due principali valute.

Ieri tutti questi timori sembravano svaniti come neve al sole e sia le quotazioni sui mercati azionari che i prezzi delle materie prime si spingevano al rialzo, anche se nessuna notizia aveva contrastato il sentimento negativo vissuto il giorno precedente, anche se, dopo oltre due anni di tempesta perfetta, non ha molto senso stupirsi per quest’andamento erratico dei mercati, così come c’è poco da essere sorpresi, a sole ventiquattro ore dal mini recupero, nel ritrovare il dollaro a testare la soglia degli 1,48 contro l’euro.

Quello che è certo è che i movimenti degli indici azionari, in particolar modo di quelli statunitensi, sono oramai ben poco vistosi sia al rialzo che al ribasso, come se si fossero raggiunti dei livelli per allontanarsi dai quali è davvero necessario che giungano segnali molto più chiari di quelli che hanno portato negli ultimi sei mesi le borse dai minimi del mese di marzo a un passo, nel caso del Dow Jones, dalla soglia dei 10 mila punti.

Non vi sono molte attese per il meeting di due giorni del Federal Open Market Committee, anche perché è molto difficile che il comunicato finale redatto da Bernspan e compagni non potrà dire molto di più di quanto è stato esternato nelle settimane scorse, né è prevedibile che la Fed scopra in questo momento le sue carte su un mutamento della politica dei tassi, che dovrebbero restare poco al di sopra dello zero ancora per parecchio tempo.

Una moderata curiosità vi è, invece, per quello che il ‘messaggio’ che il presidente del sistema della riserva federale vorrà inviare al vertice dei capi di Stato e di governo che si terrà questa settimana in terra americana, anche perché nei progetti di Obama è previsto un rafforzamento dei poteri della Fed, anche se verrà istituita una nuova Authority per la tutela del consumatore anche rispetto all’operato di banche e finanziarie.

Non vi è pace, invece, per Bank of America, in quanto un giudice ha ieri stabilito che l’accordo da 33 milioni di dollari con il quale la banca evitava il processo intentatale dalla Securities and Exchange Commission, un accordo che il giudice Jeff Rakoff ha definito una violazione dei principi di giustizia e di legalità, anche perché il fatto che sia stato autorizzato da BofA il pagamento di 5,8 miliardi di dollari di bonus a dipendenti di Merrill Lynch che contemporaneamente evidenziava una perdita mostre di 27,6 miliardi di dollari è francamente qualcosa di difficilmente comprensibile, in particolare per i contribuenti americani e per gli stessi azionisti di Bank of America.

Ma un appuntamento ancora più difficile attende una manager si Bank of America che dovrà cercare di convincere il presidente di un comitato del Congresso delle buone ragioni della banca nel non volere svelare i dettagli delle trattative che hanno preceduto l’acquisizione di Merrill Lynch, anche se, come ho scritto nella puntata di ieri, è abbastanza difficile il deputato repubblicano si farà convincere.