mercoledì 10 novembre 2010

Niente stress in North Dakota!

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Ho sempre detto che preferisco parlare della crisi a partire da quell’osservatorio rappresentato dagli Stati Uniti d’America, non solo e non tanto perché la tempesta perfetta ha avuto la sua origine in quel fenomeno di finanziarizzazione che lì ha preso le mosse ed è in questa grande nazione che avevano, e in alcuni casi ancora hanno, sede le più grandi fabbriche prodotto delle investment banks e delle banche più o meno globali, ma anche perché vi è la più ricca messe di informazioni economiche del pianeta fornite sia da organismi pubblici che dalle più svariate entità private, incluse le fonti di informazione.

Ed è di una di queste elaborazioni svolte in ambito giornalistico che voglio parlare oggi, in quanto è stato reso noto ieri l’Economic Stress Index curato dalla Associated Press relativo al mese di settembre e che segnala un minimo degli ultimi sedici mesi, il che significa, per come è costruito l’indice, che la situazione è in via di miglioramento, anche se il valore di 10,0 segnato in settembre è appena inferiore al 10,3 di agosto.

L’indice è costruito su rilevazioni che riguardano tutte le 3141 Contee, riaggregando poi i dati a livello dei singoli Stati, con punteggi che vanno da 1 a 100 e con l’avvertenza che è a partire da 11 che vi è un avvertibile livello di stress.

L’indice prende a riferimento indicatori quali la disoccupazione, le procedure di esproprio e i fallimenti sia personali che aziendali, un mix di indicatori che, a seconda del loro andamento, rendono bene il grado di soddisfazione o disagio sociale di una comunità, anche se non va sottovalutato il ritardo temporale con cui l’informazione viene diffusa.

Come per gli espropri (peraltro uno dei tre indicatori considerati), l’epicentro del disagio riguarda gli stessi cinque Stati, con il Nevada al top del quintetto con un indice quasi doppio di quello che è considerato il valore soglia (21,93), seguito dalla California con 16,15, dalla Florida che, con 15,86, è quasi appaiata al Michigan (15,76) e, infine, dall’Arizona con il 14,90.

Il Nevada è riuscito a polverizzare in settembre tutti i record negativi, vantando, si fa per dire, il primato nella disoccupazione con il 14,4 per cento, così come è al primo posto nelle procedure di foreclosure (addirittura il 6 per cento delle abitazioni sono nel percorso infernale che porta all’esproprio e alla vendita all’asta), ma è anche leader nei fallimenti con il 3 per cento dei contribuenti che hanno chiesto la protezione della legge fallimentare.

Le vere isole felici sono rappresentate dal North e dal South Dakota, il primo con il punteggio di 3,75 e il secondo con il 4,78, seguono il Nebraska con il 5,73, il Vermont con il 5,89 e il New Hampshire con il 6,79.

Per non annoiare i lettori, non citerò le contee più disastrate, fatta eccezione per quella che lo è più di tutte e che è rappresentata dalla Imperial County nello Stato della California che presenta un punteggio più che triplo della soglia di stress (34,04).