martedì 31 maggio 2011

Chi è il prossimo? (3)

Ho sentito ieri in un programma televisivo un’affermazione che diceva che la Grecia ha il 50 per cento di possibilità di restare nell’euro e altrettante di doverne uscire, un’equivalenza di probabilità che dovrebbe far riflettere quanti stanno scommettendo contro lo stato ellenico, perché le conseguenze di questo gioco al massacro potrebbero essere devastanti per l’intera area dell’euro con ondate di altezza difficilmente prevedibili che potrebbero toccare anche le altre aree valutarie, dollaro, sterlina e yen ovviamente compresi.

In una corsa contro il tempo il governo greco sta cercando di privatizzare il privatizzabile, una prospettiva che sta facendo montare la protesta popolare, ma sembra essere questa una delle condizioni imposte dai negoziatori del Fondo Monetario Internazionale, dell’Unione europea e dell’eurogruppo per stanziare quegli aiuti internazionali di cui Atene ha assoluto bisogno per ripagare le scadenze del debito.


lunedì 30 maggio 2011

Il mulino del Signore macina fino!

Il giudizio di primo grado nel processo sulla tentata scalata della Banca Popolare Italiana alla Banca Antonveneta non è stato favorevole all’allora Governatore di Banca d’Italia, Antonio Fazio, condannato a 4 anni di reclusione e a un milione e mezzo di euro di ammenda, una pena inferiore a quella di Francesco Goldo (sei anni), ma maggiore di quella inflitta a Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, rispettivamente ex presidente e altrettanto ex vice di Unipol, cui sono stati comminati tre anni di reclusione e molto superiore all’altro protagonista della vicenda, Giampiero Fiorani, all’epoca dei fatti numero uno della Banca Popolare Italiana, assolto, invece, l’allora capo della vigilanza di Banca d’Italia, Francesco Frasca per non aver commesso i fatti attribuitigli dai pubblici ministeri.

Mentre si è in attesa della conclusione del processo sull’altra tentata scalata, quella messa in piedi da Unipol sulla Banca Nazionale del Lavoro, questa prima sentenza è interessante perché rappresenta una conferma del ruolo tutt’altro che imparziale giocato dall’ex Governatore di Banca d’Italia nel tentativo delle banche straniere di acquisire due importanti pezzi del sistema bancario italiano.


venerdì 27 maggio 2011

Meno case all'asta negli States!


Mentre il mercato continua a scommettere su una ristrutturazione del debito pubblico della Grecia, dagli Stati Uniti d’America giunge la notizia che nel primo trimestre di quest’anno le vendite delle case giunte a qualche stadio del processo di foreclosure sono calate del 16 per cento rispetto a quelle vendute nell’ultimo quarto dell’anno scorso e del 36 per cento rispetto a quelle vendute nel primo trimestre del 2010.

Nonostante il significativo miglioramento, le 158 mila e rotti case vendute rappresentano il 28 per cento del totale delle case vendute nel primo trimestre negli USA, una percentuale multipla di quella che dovrebbe caratterizzare un mercato immobiliare in buona salute, stimata dagli esperti a un livello non superiore al 5 per cento.

Preoccupante anche il livello dello stock di case interessate dal processo di foreclosure, case cioè delle quali i concessori del mutuo sono rientrati in possesso e che sono pari a 872 mila unità, un numero destinato ad ingolfare le vendite di case per quasi tre anni.

giovedì 26 maggio 2011

Ce la farà la Lagarde?

Battuta d’arresto per la nomina del successore di Dominique Strauss Kahn al vertice del Fondo Monetario Internazionale, in quanto i paesi del Bric, Brasile, Russia, India e Cina hanno concordato una levata di scudi mettendo in discussione l’assunto che a guidare il Fondo sia un europeo, nel caso specifico il ministro francese dell’economia, Christine Lagarde, la stessa che ha dato il benservito a Lorenzo Bini Smaghi che, a suo dire, non potrebbe sedere nell’esecutivo della Banca Centrale Europea se, come sembra oramai certo, a presiederla sarebbe chiamato Mario Draghi.

Delle due istituzioni scaturite dagli accordi di Bretton Woods, il Fondo è stato storicamente presieduto da un europeo, mentre la seconda, la Banca Mondiale, è appannaggio degli Stati Uniti d’America, ma, come sostengono gli emergenti, le tradizioni non sono regole e si possono sempre cambiare!


mercoledì 25 maggio 2011

Standard & Poor's taglia a destra e a manca!

Mentre crescono le probabilità di Christine Lagarde di diventare il nuovo numero uno del Fondo Monetario Internazionale, continua la falcidia di downgrade da parte di Standard & Poor’s che, dopo aver rivisto a negativo da stabile l’outlook per l’Italia e aver portato ancora più in basso il rating della Grecia, ora sta iniziando a prendersela con le singole banche italiane e con i nostri enti locali.

Si dirà che è normale abbassare le previsioni di singole banche o enti locali dopo aver rivisto quelle per l’intero paese, ma è sulle motivazioni che sorge qualche perplessità, in particolare dove si sostiene che Intesa-San Paolo, Mediobanca, BNL e Findomestic meritano un outlook negativo perché troppo legate al mercato interno, quando la tempesta perfetta ha dimostrato la fragilità delle banche globali e, in particolare, delle loro divisioni di Corporate & Investment Banking!.


martedì 24 maggio 2011

Chi è il prossimo? (2)


Dopo la brutta seduta di venerdì, anche ieri le borse sono andate male seguendo tutti i fusi orari, da quelle asiatiche in mattinata a quelle europee e statunitensi successivamente, anche perché è chiaro che la crisi del debito pubblico in alcuni paesi dell’area dell’euro ha ripercussioni sulle banche di tutto il mondo, nonché sui risparmiatori e gli investitori istituzionali che, attratti dagli alti rendimenti, hanno sottovalutato l’ipotesi di un default con successiva ristrutturazione, ipotesi tutt’altro che peregrina nel caso della Grecia.

Con oltre il 3 per cento di perdite, Piazza Affari è stata la borsa peggiore del Vecchio Continente dopo che Standard & Poor’s ha rivisto a negativo l’outlook del nostro paese, una revisione che potrebbe preludere ad un peggioramento del rating per ora fermo al livello di A+, un’ipotesi realistica ove vi saranno segnali che lasceranno intravvedere il non rispetto degli impegni assunti in sede comunitaria sul rientro sia del rapporto deficit/pil che di quello relativo al debito/pil.

Le cose si faranno preoccupanti se non vi sarà oggi un rimbalzo delle borse anticipato dal Nikkei che ha chiuso in positivo per lo 0,17 per cento mentre restano in rosso le altre principali borse asiatiche.



lunedì 23 maggio 2011

Chi è il prossimo?


Venerdì nero per le borse europee e per i tre maggiori indici statunitensi con l’euro in caduta contro il dollaro per le nuove notizie sul debito pubblico greco e italiano che hanno spinto le agenzie di rating a operare revisioni al ribasso del rating nel caso della Grecia e dell’outlook in quello dell’Italia.

Per quanto riguarda la Grecia, si parla ormai apertamente di una possibile ristrutturazione del debito che comporterebbe tagli al valore nominale di quanto posseduto dagli investitori, una misura che colpirebbe non solo i risparmiatori ma anche le banche, in particolare quelle presenti in Grecia, che detengono più o meno grandi quantità del debito sovrano di quel paese, una prospettiva che ha spinto Fitch’s a portare ancora più in basso il rating, che era già nell’area dei titoli spazzatura.

Standard & Poor’s, invece, ha rivisto al ribasso l’outlook dell’Italia, portandolo da stabile a negativo, una revisione in gran parte basata sulle modeste prospettive di crescita con conseguente peggioramento sia del rapporto deficit/prodotto interno lordo, sia del rapporto debito/pil.

giovedì 19 maggio 2011

Notizie dagli States!


Le più che prevedibili dimissioni di Strauss-Khan non hanno rasserenato il clima nel Fondo Monetario Internazionale, dove non è molto piaciuta l’autocandidatura di Christine Lagarde e mentre si fa avanti la Cina che ambirebbe a piazzare un suo candidato per quel posto così rilevante.

Nel frattempo continua a non schiarirsi il panorama del mercato immobiliare a stelle e strisce che dopo il flop delle case nuove ha registrato un ‘inatteso’ calo delle vendite di case esistenti calate in aprile dello 0,8 per cento, mentre molto rumore ha fatto il crollo dell’indice di Filadelfia che si è portato a 3,9 da una lettura precedente superiore a 18.

Ma gli ottimisti a un tanto al chilo si rifaranno certamente con il marginale miglioramento dei jobless claims, diminuiti di 29.000 unità a 409 mila.


mercoledì 18 maggio 2011

L'iiresistibile ascesa di Super Mario!

mentre il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale resta in carcere in base ad accuse infamanti, ma non per il presidente dell’eurogruppo Junker, l’Ecofin benedice la nomina di Mario Draghi alla presidenza della Banca Centrale Europea, nomina che sarà ratificata dal Consiglio europeo che raduna i capi di Stato e di governo dell’Unione europea, ma nessuno si sogna di pensare che in quella sede possa essere messa in discussione la nomina del governatore della Banca d’Italia e presidente del Financial Stability Group al posto attualmente ricoperto da Jean Claude Trichet.

L’ascesa di Draghi crea invece dei problemi al membro italiano nel Board della Bce, Lorenzo Bini Smaghi, del quale la ministra francese dell’economia, Christine Lagarde, ha chiesto poco elegantemente la testa, mettendo in chiaro il patto stretto tra il suo presidente della repubblica e l’italiano Berlusconi, un patto che prevedeva la nomina di Draghi in cambio dell’uscita dell’altro italiano, intesa che potrebbe avere fatto i conti senza l’oste.


martedì 17 maggio 2011

Bye Bye Dominique!


Non bastavano i problemi del debito pubblico al di qua e al di là dell’Oceano Atlantico, ci mancava anche l’arresto per stupro del direttore del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Khan, sino a ieri considerato un autorevole candidato alle prossime presidenziali francesi e ora inchiodato ad un’accusa infamante, un accusa ben diversa dalle voci su vere o presunte relazioni extraconiugali.

La più che probabile uscita dello statista francese dalla guida del Fondo potrebbe avere ripercussioni sulla linea sin qui tenuta dall’organismo sulle crisi di Grecia, Irlanda e Portogallo, una linea molto accomodante rispetto a quella tenuta negli anni Settanta e Ottanta, in particolare sotto il profilo delle condizioni imposte ai paesi in difficoltà, basti pensare a quello che accadde all’Italia cui venne chiesto l’oro a garanzia dei finanziamenti ricevuti.

Staremo a vedere quello che accadrà a livello giudiziario, ma la scelta sarà comunque politica e credo si possa già dire Bye Bye Dominique.


lunedì 16 maggio 2011

Ritorna la tempesta perfetta?

La crisi del debito di alcuni paesi dell’area euro sta determinando un cambiamento di visione al di qua e al di là dell’Oceano Atlantico, con cali degli indici azionari che si mischiano con un calo di oltre il 10 per cento del prezzo del greggio passato da oltre 114 dollari al barile a qualcosa meno di 100, una flessione determinata sia delle esagerazioni precedenti dettate dalla speculazione sia dalle crescente sensazione che la crescita statunitense sia meno forte del previsto.

In tutto questo vi è stato un apprezzamento dell’1 per cento del dollaro nei confronti delle altre principali, un apprezzamento che non tiene conto dei problemi del debito anche in casa statunitense con un rapporto tra il deficit e il prodotto interno lordo vicino al 10 per cento e un debito pubblico che si avvicina al tetto fissato a 14,3 trilioni di dollari, un tetto che, secondo il ministro del Tesoro statunitense, sarà toccato e superato all’inizio di agosto.

Come dicevo in una precedente puntata del Diario della crisi finanziaria, la crisi finanziaria è sostanzialmente una crisi del debito, aggravata dalle malefatte della finanza strutturata, è le prossime settimane e i prossimi mesi ci diranno se si aggraverà la tempesta perfetta iniziata quattro anni e nove mesi fa.

venerdì 13 maggio 2011

L'area dell'euro si divide in due?

Mentre il gruppo dei diciassette paesi dell’eurozona si apprestano ad approvare gli aiuti per 78 miliardi di euro destinati al Portogallo, cresce la preoccupazione per la situazione della Grecia che ha un livello di debito pubblico pari a 327 miliardi di euro, un ammontare che il Financial Times definisce un vero incubo, al punto da non poter escludere una ristrutturazione del debito stesso che avrebbe serie conseguenze sugli investitori e effetti difficilmente calcolabili anche sul club dei virtuosi, Germania in testa.

Non so se anche questa volta la riunione dell’eurogruppo è stata preceduta da un summit dei paesi che stanno vivendo le vicende di Grecia, Irlanda e Portogallo con qualcosa di più che una semplice preoccupazione, una preoccupazione di cui si è fatto interprete il Fondo Monetario Internazionale che prevede una possibile scissione dell’area dell’euro in due, una scissione che difficilmente vedrebbe Spagna e Italia essere ammessi all’euro di serie A.

Si tratta tuttavia di una possibilità alla quale credo poco, mentre è molto probabile che in alcuni casi si giunga all’estromissione di alcuni paesi dal club dell’euro per manifesta impossibilità di rispettare non tanto i parametri del trattato che ha dato il via al processo di unificazione monetaria quanto una normale gestione del bilancio pubblico!


giovedì 12 maggio 2011

La Grecia chiede ancora aiuto!


In una lunga conferenza stampa, la signora Angela Merkel ha fornito la sua idea dell’Europa e dell’euro, sostenendo che Berlino farà la sua parte per salvare la Grecia, sempre che il governo di Atene faccia la sua parte con un programma di lacrime e sangue, propedeutico all’ottenimento del prestito da 70 miliardi di euro, prestito che al momento non risultano richiesti.

Dopo la Grecia e l’Irlanda, con il Portogallo ancora in panchina, si torna dunque al paese dal quale tutto era cominciato, segno, come sostiene la cancelliera di ferro, che la strada del risanamento dei conti pubblici è lunga e irta di ostacoli, anche in altri paesi membri dei quali per ora non si parla, Spagna e Italia, tanto per citarne due.

La crisi del debito non è dunque destinata a risolversi in fretta e questo avrà conseguenze su una parte dei paesi dell’eurogruppo, anche perché gli aiuti richiedono l’unanimità dei paesi membri, unanimità tutt’altro che scontata e che fa apparire l’approvazione della Commissione europea degli aiuti al Portogallo poco più che una buona intenzione.


mercoledì 11 maggio 2011

Microsoft conquista Skype!


Non so se Beppe Grillo continuerà a tessere le lodi di Skype ora che il rivoluzionario network telefonico via internet è finito preda di Bill Gates che con la sua Microsoft ha fatto un boccone solo della società fondata nel 2003 da due intraprendenti giovanotti, Niklas Jennstrom e Janus Friis, offrendo l’iperbolica cifra di 8,5 miliardi di dollari, un’offerta che ha spiazzato quelle avanzate da Google e da Facebook.

Ma la società era stata già rilevata nel 2005 da EBay che se ne era tenuta il 30 per cento per piazzare il resto tra un gruppo di investitori, tutti molto felici oggi perché si spartiranno 8 miliardi di dollari, mentre gli altri 500 serviranno a ripianare i debiti della società.

I due creatori di Skype si erano già fatti un nome creando il sito Kazaa che consentiva lo scambio a titolo gratuito di musica e che ha suscitato un vespaio di polemiche e di azioni legali a tutela della proprietà dei brani scaricati senza pagare i diritti.




martedì 10 maggio 2011

Due giganti a confronto!

Alla presenza di due immense delegazioni, si è aperto ieri il confronto in terra statunitense tra gli Stati Uniti d’America e la Repubblica Popolare Cinese sulle questioni bilaterali, un confronto che verte sostanzialmente sulla disattesa richiesta americana di un sostanziosa rivalutazione della valuta cinese che, secondo i sempre più agguerriti esportatori statunitensi, dovrebbe essere nell’ordine del 40 per cento.

La delegazione americana è guidata dal segretario al Tesoro, Timothy Geithner e dal responsabile del Dipartimento di Stato, Hillary Rhodam Clinton ed è formata dai rappresentanti di venti agenzie federali, mentre quella cinese è capeggiata dal vice primo ministro, il nome non lo dico tanto lo scordereste un attimo dopo, e da un numero di rappresentanti di organismi governativi pari in numero a quelli statunitensi.

Se gli stati Uniti sono molto interessati alla rivalutazione della valuta cinese, ai rappresentanti di Pechino preme molto sapere cosa accadrà al tetto all’indebitamento statunitense che, secondo il ministro del Tesoro deve essere innalzato dall’attuale livello di 14,3 trilioni di dollari pena il default, una prospettiva che rischierebbe di far valere molto meno l’immenso stock di titoli USA nelle mani dei cinesi e che potrebbe indurli ad alleggerire la loro posizione con effetti disastrosi sui corsi dei titoli statunitensi.

lunedì 9 maggio 2011

Segnali contrastanti dagli States!

Vi era forte attesa per i dati sull’occupazione statunitense, in particolare a causa di segnali che lasciavano intravedere un rallentamento della crescita e i dati diffusi venerdì hanno dato un segnale doppio, da un lato il Non Farm Payrolls ha registrato un saldo netto di 244 mila occupati, dall’altro l’indagine sul tasso di disoccupazione ha registrato un peggioramento, passando dall’8,8 per cento di marzo al 9 per cento tondo di aprile.

Si tratta di due dati dal forte aspetto simbolico, in quanto la crescita dei posti di lavoro di aprile è la più alta dal febbraio del 2006, mentre il ritorno del tasso di disoccupazione al 9 per cento gela le speranze di Obama e di Bernspan che già intravedevano una lenta ma sicura discesa del tasso di disoccupazione verso l’altrettanto importante soglia psicologica dell’8 per cento, anche se mi tocca per l’ennesima volta ricordare che il tasso di disoccupazione che tiene conto degli scoraggiati e dei part time ‘forzati’ oscilla ancora attorno al 15 per cento.

I mesi prossimi diranno quale delle due letture, quella pessimista e quella ottimista, è quella giusta, ma io credo che stiamo andando verso un sensibile rallentamento della crescita, legato in gran parte all’esaurirsi del ciclo delle scorte.

venerdì 6 maggio 2011

Rallenta la crescita USA?


Una serie di dati non positivi, e comunque di molto al di sotto delle attese ha determinato mercoledì una battuta d’arresto dei tre principali indici azionari statunitensi, la prosecuzione della caduta del prezzo del petrolio e un mutamento del clima degli investitori proprio quando l’importante soglia psicologica degli 11 mila punti del Dow Jones sembrava a portata di mano.

L’indicatore più importante ad essere al di sotto delle attese è stato l’indice del settore dei servizi elaborato dall’Institute for Supply Management cresciuto al tasso più basso degli ultimi otto mesi, un rallentamento rilevante in quanto si tratta di un settore che impiega il 90 per cento della forza lavoro statunitense.

L’altro indicatore è rappresentato dalle assunzioni nel settore privato in aprile, dato che precede di pochi giorni il Non Farm Payrolls e il tasso di disoccupazione e che segnala come siano state assunte 179 mila persone, molte meno di quante erano state previste dagli analisti che puntavano ad una ripetizione della buona crescita registrata in marzo.

I dati sull’occupazione USA previsti per oggi verranno commentati nella puntata di lunedì del Diario della crisi finanziaria.


giovedì 5 maggio 2011

Incognita finlandese sugli aiuti al Portogallo!


Il Portogallo ha raggiunto un accordo con l’Unione europea, la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale su un piano di aiuti da 78 miliardi di euro della durata di tre anni, impegnandosi ovviamente a un rapido rientro del rapporto deficit/prodotto interno lordo, rapporto che dovrebbe scendere al 5,9 per cento nell’anno in corso e portarsi al di sotto del 3 per cento nel 2013.

Il premier dimissionario Socrates ha parlato di un buon accordo che non dovrebbe comportare ulteriori sacrifici, anche se è evidente che l’intesa, che deve essere ancora perfezionata, peserà sulle prossime elezioni, così come è evidente che gli aiuti sono ben visti anche dal capo dell’opposizione anche se si guarderà bene dal dirlo in una campagna elettorale che si preannuncia già molto infuocata.

Ma la vera incognita è rappresentata dalla posizione che assumerà la Finlandia a causa dell’atteggiamento del partito dei veri finlandesi che ha già annunciato che voterà contro in parlamento, ma si punta ad ottenere un voto di astensione che non metterebbe a rischio l’unanimità richiesta per un accoglimento del piano.



mercoledì 4 maggio 2011

La politica attacca la Fed!

Il potente senatore democratico Barney Frank ha deciso portare un affondo nei confronti della banca centrale statunitense, quella Federal Reserve che ha gestito in modo perlomeno discutibile la fase più intensa della tempesta, peraltro guidata da un professore universitario con poca esperienza dei meccanismi operativi della Fed, di cui era stato presidente di una Fed regionale per poco tempo prima di prendere il posto ricoperto per venti anni da Alan Greenspan.

Il battagliero parlamentare che ha partecipato alla stesura del testo della riforma della finanza ha annunciato di aver proposto un disegno di legge che modifica radicalmente i meccanismi decisionali del Federal Open Market Committee, eliminando i posti, cinque, sinora ricoperti a turno dai presidenti delle Fed regionali, mentre a dire la loro sulle decisioni di politica monetaria resterebbe soltanto i sette governatori centrali, Bernspan ovviamente incluso.

Anche le materie oggetto della discussione del FOMC verrebbero limitate, anche se non si sa ancora come, insomma una proposta di riforma della quale non si capisce molto la ragione.


martedì 3 maggio 2011

Le buonuscite d'oro di Cesare Geronzi!


Come i lettori del Diario della crisi finanziaria ricorderanno, ho volutamente evitato di commentare l’estromissione del banchiere di Marino, al secolo Cesare Geronzi, dalla presidenza delle Generali, ma vorrei spendere qualche parola sui trattamenti economici da lui ricevuti in questa come in altre precedenti occasioni, trattamenti francamente esorbitanti riassunti in un bell’articolo di Alberto Statera apparso sul quotidiano la Repubblica.

In soli quattro anni e mezzo, Geronzi ha ricevuto, a titolo di liquidazione, 55 milioni di euro, tra i quali spiccano i 20 milioni ricevuti per l’uscita dal Gruppo Unicredit con destinazione alla presidenza di Mediobanca, uscendo dalla quale di milioni ne ha ricevuti 18,4, per giungere poi all’ultima buonuscita dal gruppo triestino che ha portato nelle sue tasche 16,6 milioni di euro per soli undici mesi di presidenza.

Alle Generali difendono la decisione del comitato remunerazioni, assicurando che, in caso di mancanza di accordo, sarebbero stati costretti a pagare molto di più, anche se oltre ai soldi, l’oramai ex banchiere di Marino, ha ottenuto anche la presidenza della Fondazione Generali, due decisioni che hanno spinto i fondi esteri a votare contro e la Banca d’Italia ad astenersi.



lunedì 2 maggio 2011

I dispiaceri del leone di Omaha!

la festa annuale dei soci della Berkshire Hathaway è stata guastata dai rivoli dello scandalo riguardante David Sokol, un altissimo dirigente che aveva investito in una società russa che qualche giorno dopo la creatura di Warren Buffett avrebbe fatto propria, con plusvalenze di tutto rispetto per il manager che pochi giorni dopo ha lasciato precipitosamente la Berkshire.

Ma a turbare i convenuti sono state anche le perdite per 1,7 miliardi di dollari del settore assicurativo, perdite che hanno determinato un calo degli utili nel primo trimestre del 58 per cento.

Di fronte ai suoi 40 mila fan, il Leone di Omaha ha tirato fuori la faccia feroce e ha attaccato duramente il suo ex collaboratore, che ha risposto tramite una dura nota del suo legale, ma anche trovato modo di dire che le calamità che hanno determinato le perdite nel settore assicurativo del suo conglomerato non lo impensieriscono più di tanto e che i conti annuali saranno come al solito brillanti.

I suoi sostenitori hanno buone ragioni per credergli, visto che molti di loro, soprattutto i più anziani, sono diventati ricchi scommettendo somme relativamente modeste, mentre tutti non hanno ragione di pentirsi di un investimento che ha pochi paragoni nel mercato.