lunedì 7 marzo 2016

L'occhio della BCE sulle banche italiane


Forse, quando è nata la vigilanza europea sulle banche dell'area euro, molti hanno pensato che non sarebbe cambiato nulla e che l'istituto con base a Francoforte avrebbe agito come erano use fare le banche centrali dei paesi membri, quelle che, per capirci, arrivano quando orami le frittate, di grandi o medie dimensioni, sono già state fatte, come tanto per fare un esempio, si è giunti molto tardivamente al commissariamento delle quattro medie banche italiane già tecnicamente fallite e si è applicato il bail in, con il suo bagno di sangue per azionisti, obbligazionisti e depositanti, un'eventualità che due o tre anni prima sarebbe stata probabilmente evitabile.

Dopo quanto è stato reso noto venerdì, in relazione alla banca Carige, le banche italiane a prescindere dalle dimensioni devono stare in campana, perché la vigilanza bancaria europea ha richiamato l'istituto di credito basato in quel di Genova sulle linee strategiche che stava seguendo, linee che, secondo la BCE, non vanno assolutamente e ha ordinato che venisse predisposto un nuovo piano strategico, pena sanzioni non precisate ma che dovrebbero rivelarsi tutt'altro che indolori, prescrizioni alle quali, c'è da giurarci, gli attuali e i nuovi vertici che scaturiranno dalla prossima assemblea si precipiteranno ad adeguarsi, al di là dei mugugni che si sono avvertiti da parte dei vertici aziendali terrorizzati da quel draft ricevuto dagli uomini di Mario Draghi.

D'altra parte, la reazione della borsa non si è fatta attendere e sin dalle prime battute dell'ultima seduta della scorsa settimana l'azione di Carige ha iniziato un pericoloso scivolone nell'area dei 56 centesimi, lasciando sul terreno un secco 10 per cento del valore di un titolo che, negli ultimi sei mesi, ha già lasciato sul terreno il 68 per cento, incluso lo scivolone di venerdì, da 1,75 euro ai 56 centesimi di venerdì, appunto.

Ma la notizia dell'altolà della BCE a Carige ha esercitato una forte influenza anche sui titoli delle due banche che aspirano ad andare a nozze, il Banco Popolare e la Banca Popolare di Milano, due banche che aspettano il via libera proprio dalla BCE che pare non volerne sapere di dare il via libera se non vi sarà un aumento di capitale volto a fronteggiare i rischi legati agli 8 miliardi di euro di sofferenze che i due istituti si portano reciprocamente in dote, ma che ha influenzato anche i corsi di Unicredit, Intesa San Paolo e Monte dei Paschi di Siena che hanno interrotto bruscamente un serie positiva che andava avanti da alcune sedute.

Peccato che analoga severità di gli uomini di Mario Draghi non stiano dimostrando  nei confronti delle banche dell'area euro più o meno globali con il loro carico di centinaia di migliaia di miliardi di euro in derivati e titoli tossici!

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