mercoledì 4 maggio 2016

La vigilanza BCE interviene su Veneto Banca


Mai una missiva della vigilanza BCE è giunta più gradita ai vertici di una banca sorvegliata ed è questo il caso della lettera di Francoforte giunta ieri  a Veneto Banca, l'alquanto disgraziata banca di una regione  che sembra proprio avere un rapporto tormentato con il credito per le gestioni passate che hanno reso quelle banche le madri di tutti i crediti deteriorati, spesso crediti elargiti agli amici degli amici che erano anche azionisti della banca stessa determinando un corto circuito esiziale per la salute delle banche stesse.

Ho scritto in diverse puntate passate del Diario della crisi finanziaria che questa prassi sta affossando le due banche con sede legale nella regione veneto, La dissestata Banca Popolare di Vicenza che ha subito lunedì scorso l'affronto di vedersi rifiutata la quotazione nei mercati regolamentati da parte del comitato direttivo di Borsa italiana e ha reso necessario un intervento da un miliardo e mezzo di euro da parte del neonato fondo Atlante, Veneto Banca, appunto, e la costola veneta del Monte dei Paschi di Siena, sì quell'Antonveneta che tanti lutti addusse ai senesi e che ha determinato l'uscita di fatto dell'omonima fondazione con sede a Rocca Salimbeni dall'azionariato di una banca che un tempo controllava completamente.

Ma veniamo ai fatti. Ieri il presidente di Veneto Banca, Pierluigi Bolla, il capo della cordata di risanatori dell'istituto di credito, ha tenuto una soddisfatta conference call per rendere noto di aver ricevuto una lettera della vigilanza BCE che ha puntualizzato che vigilerà sui requisiti professionali e di onorabilità dei candidati al consiglio di amministrazione della banca in vista dell'assemblea del 5 maggio che dovrà, appunto. procedere al rinnovo delle cariche sociali.

Anche se la BCE non fa esplicitamente nomi e cognomi, il pensiero di tutti è andato alle due liste Per Veneto Banca e Azionisti di Veneto Banca, due associazioni che esprimono 51 persone indebitate con la banca per 510 milioni di euro, e si tratta in prevalenza di crediti deteriorati, crediti per i quali le passate gestioni non avrebbero fatto i passi necessari per ottenere il recupero del dovuto, quindi, hanno tutto l'interesse a interrompere il processo di risanamento avviato da Botta.

Quello di ieri rappresenta l'ennesimo caso di vigilanza tempestiva e puntuale da parte delle donne e degli uomini agli ordini di Madame Nouy, un'attività di vigilanza che oscura quella esercitata a suo tempo dalla Banca d'Italia e dalle altre banche centrali nazionali dell'area dell'euro! 

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