lunedì 18 luglio 2016

Il mancato esame di coscienza dei banchieri italiani


A sentire le cronache riportate dai giornali, vi è un certo numero di banchieri che hanno ricoperto, spesso per lungo tempo incarichi di massima responsabilità in banche che sono tecnicamente fallite e spesso salvate solo dall'invenzione di un fondo come Atlante o chiude e poi rinate dopo che azionisti, obbligazionisti e depositanti oltre la soglia dei 100 mila euro erano stati debitamente tosati; ebbene questi banchieri si risentono quando giornali importanti come il Corriere della Sera ospitano un articolo a firma Ferruccio de Bortoli (già direttore di quel quotidiano) che attacca con un certo grado di veemenza Gianni Zonin, per decadi presidente della Banca Popolare di Vicenza, sì di quella banca che si è presentata all'appuntamento con l'aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro andato praticamente deserto e che ha reso necessario l'intervento del Fondo Atlante che con quella cifra ha acquisito il 99,3 per cento del capitale sociale e che, prevedibilmente, farà di quella banca e di Veneto Banca carne da macello per poter rientrare dell'investimento effettuato.

Sono certo che De Bortoli, come ovviamente ho sempre fatto io, ha espresso un giudizio basato sul fatto che non si può ricoprire la carica di presidente di una banca per un ventennio circa e poi dire che dello sfacelo che è sotto gli occhi di tutti non si ha alcuna responsabilità, essendo in questo in buona compagnia con il precedente presidente di Carige, l'ex amministratore delegato della stessa, Piero Montani e personaggi di spicco di Apollo che si sono altrettanto risentiti per la richiesta che i nuovi vertici della banca hanno mosso nei loro confronti nel tentativo di recuperare la bella somma di 1,2 miliardi di euro per responsabilità nella vendita del ramo assicurativo del gruppo creditizio ligure che solo un giudice, ed è questo anche il caso di Zonin, dovrà eventualmente accertare.

Chiarito questo, è altrettanto evidente che la lunga teoria di decision makers bancari si sta allungando sempre di più, a partire da Mussari e Vigni, rispettivamente presidente ed amministratore delegato del Monte dei Paschi di Siena ai tempi della sciagurata nonché costosissima acquisizione di Banca Antonveneta, per passare ai vertici di Banca Etruria e delle altre tre banche su cui è intervenuto il provvedimento governativo che ha applicato per la prima volta in Italia e due mesi prima della sua entrata in vigore il bail in con le conseguenze descritte sopra cui si metterà una pezza con i risarcimenti avviati proprio in questi giorni, per giungere poi a Zonin e ai vertici del passato di Veneto Banca.

Ripetendo che non si vuole anticipare nessun pronunciamento giudiziario eventuale, invito i lettori a guardare le numerosissime interviste rilasciate in passato da questi banchieri e vedere come essi presentavano se stessi come i deus ex machina delle rispettive banche, altro che quello che dicono ora quando presentano se stessi come persone che ricoprivano incarichi senza quasi nessun potere decisionale!

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