venerdì 9 settembre 2016

Fabrizio Viola si dimette da amministratore delegato di MPS


L'agguato a Fabrizio Viola da quattro anni amministratore delegato del Monte dei Paschi di Siena stava già per scattare a fine luglio, quando, a tre giorni dalla presentazione del piano di aumento di capitale da cinque miliardi e di quello molto impegnativo volto a cedere oltre venti miliardi di sofferenze lorde al Fondo Atlante (tutte le sofferenze in carico alla banca senese), Corrado Passera spalleggiato dal colosso creditizio svizzero UBS ( conosciuto nella prima fase della tempesta perfetta come UBS You & Us), presentò un piano alternativo di salvataggio del Monte dei Paschi, una mossa al limite della scorrettezza e presentata a tempo pressoché scaduto che il consiglio di amministrazione della banca, su proposta pare dello stesso presidente di MPS Tononi non prese neppure in considerazione.

Ma con il trascorrere delle settimane e mentre proseguiva alacremente il lavoro di Mediobanca e di una banca straniera che guidavano il consorzio di garanzia per l'esecuzione dell'aumento di capitale, crescevano i dubbi sulla risposta del mercato alla maxi richiesta sia sul fronte degli investitori istituzionali che, a maggior ragione, su quello degli investitori retail, al punto da spingere Viola a modificare la struttura dell'operazione che vedeva scendere l'aumento di capitale in senso stretto a tre miliardi di euro, mentre si offriva agli investitori istituzionali la possibilità di procedere alla conversione dei tre miliardi di euro di obbligazioni subordinate in azioni della banca, conversione che sarebbe avvenuta su base volontaria, una trasformazione dell'intera operazione che la faceva somigliare sempre più a quella proposta da Corrado Passera e da UBS sul piano qualitativo, mentre sul piano quantitativo la richiesta al mercato scendeva a tre miliardi complessivi.

In realtà, sulla base del prezzo che Monte dei Paschi e Fondo Atlante stanno concordando per la cessione delle sofferenze, il fabbisogno finanziario di questa importante operazione di pulizia del bilancio di MPS si aggira proprio sui tre miliardi di euro e molti hanno storto la bocca su quei due miliardi di euro che Viola chiedeva al mercato sulla base di un ragionamento molto semplice, ma anche molto contestato dai potenziali sottoscrittori, e questo ragionamento era basato sul presupposto che era il caso di mettere quanto più fieno in cascina possibile visto che si era aperta una finestra a livello di Unione europea che avrebbe consentito, anche in caso di non successo totale dell'operazione, un intervento diretto o indiretto del Tesoro che non sarebbe stato considerato aiuto di Stato.

Questa non è la prima debacle che subisce Fabrizio Viola, uno dei migliori amministratori delegati del settore creditizio italiano, un top manager che non a caso ha riportato in utile una banca come MPS che ha trovato in un stato che definire pietoso appare quasi un eufemismo, così come cercò di rimettere ordine alla Banca Popolare di Milano, una banca che aveva una governance somigliante a una fetta di formaggio con i buchi e dove fu sconfitto in una assemblea dominata dalle associazioni dei soci dipendenti, per vivere poi esperienze più tranquille al vertice di altre banche appena un po' più normali.

Sul curriculum di Corrado Passera, che voci danno come il prossimo amministratore delegato di MPS, mi sono dilungato in precedenti puntate del Diario della crisi finanziaria, ma vorrei solo ricordare in questa sede come riuscì a far saltare l'accordo ormai fatto, anche con l'assenso delle agguerrite sigle sindacali del settore, stilando un piano che venne incontro alle richieste di Silvio Berlusconi e che consegnò l'Alitalia alla cordata dei "capitani coraggiosi" capitanati da Colonnino Senior. Le ambizioni di Passera su MPS potrebbero però essere frustrate perché in queste ore si parla di Marco Morelli, numero uno di Merrill Lynch in Italia ma in passato vice direttore generale proprio di MPS, come del probabile sostituto di Viola.

E' di ieri la notizia che la Banca d'Italia ha dato il via libera all'operazione di fusione tra banco Popolare e Banca Popolare di Milano, mentre è attesa tra oggi e lunedì, da parte della Banca Centrale Europea, la licenza bancaria che permetterà al nuovo soggetto creditizio di operare.

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