mercoledì 2 novembre 2016

Cosa significa che una banca è la maggior fonte di rischi sistemici al mondo?


Un brivido è corso lungo le schiene dei vertici delle banche più o meno globali con sede posta al di qua e al di là dell'Oceano Atlantico, ma non è che quelle asiatiche e quelle arabe siano rimaste indifferenti, quando prima il numero uno esecutivo del Fondo Monetario Internazionale e poi, con una certa dose di perfidia giustificata dalle assurde accuse dei politici tedeschi di ogni parte e colore al suo Quantitative Easing, il Presidente della BCE, Super Mario, al secolo Mario Draghi, hanno parlato di rischio sistemico riferito alla banca tedesca ma molto globale conosciuta dai più come il colosso creditizio dai piedi di argilla Deutsche Bank, un istituto di credito che, in  soli quattro o cinque anni (dal 2002 al 2007), da tradizionale e solida, molto solida, banca europea a vocazione prevalentemente commerciale, venne trasformata nella più grande Investment Bank a livello planetario dal suo nuovo presidente e Chief Executive Officer, Josip Ackermann, un uomo che lasciò molto "spintaneamente" la banca, lasciata nelle mani di due suoi fedelissimi, uno dei quali di origine indiana e fino a poche ore prima a capo di una delle due Divisioni di Corporate and Investment Banking (sic) di cui si è dotata in quegli anni folli della finanza strutturata la banca con sede a Francoforte a poca distanza dal grattacielo che ospita la BCE.

E' bastata questa breve frase ma pronunciata da una donna che, oltre ad essere stata una potentissima ministra delle finanze di uno dei tanti Governi francesi , ha occupato un seggio nel Board di una delle poche banche globali francesi,  per non parlare di come si devono essere drizzate le orecchie dei decision makers di fondi  pensione, di investimento, ma, e direi soprattutto degli Hedge Funds, di fronte alle parole dell'uomo che, quando era Governatore della Banca d'Italia, ebbe il compito di guidare un organismo istituito dai suoi colleghi di tutto il mondo chiamato a riscrivere le regole cui si doveva attenere nel futuro il variegato e alquanto variopinto mondo della finanza più o meno strutturata ed elaborò anche un corposo rapporto sui comportamenti che avevano dato luogo alla Tempesta Perfetta, un corposo dossier che è stato utilissimo alle donne e agli uomini del Dipartimento di giustizia USA che ha comminato, per ora, oltre 100 miliardi di dollari di sanzioni a banche globali, altre istituzioni finanziarie, all'agenzia di racing Moody's, mentre Standard and Poor's è in trepida attesa per il prossimo verdetto.

Ma un esempio di banca che con il suo default aveva determinato da sola l'innescarsi del rischio sistemico c'era allora appena stato, quando nel settembre del 2008, la Federal Reserve, il Segretario al Tesoro e altri aventi causa avevano deciso che la Investment Bank Lehman Brothers, allora guidata dal poco meno che vulcanico Jack Fludd, nonostante la sua liquidity pool dalla capienza di oltre 200 miliardi di dollari, doveva chiudere per sempre i battenti, il tutto mentre le grandi banche globali, depositarie proprio di quei fondi di emergenza, ne negarono l'utilizzo e per questo sono state successivamente condannate su istanza dei liquidatori della banca; e ricorderete che più di una banca italiana si offrì di acquisire tutto quello che era targato Lehman dalle mani dei propri disperati clienti, temendo una crisi di fiducia da parte dei loro correntisti presenti (e futuri), crisi che rischiava di essere esiziale venendo poco dopo le gravi ripercussioni sui risparmiatori italiani del default del debito sovrano dell'Argentina.

D'altra parte, se andiamo a vedere l'effetto leva di Deutsche, considerando sia il totale attivo che la mostruosa massa di derivati e titoli più o meno tossici, sarà facile vedere che è molto più elevato di quello che caratterizzava la banca fondata dai  fratelli Lehman tanto ma tanto tempo fa quando andò letteralmente a carte quarantotto, e il tutto quando la banca di Francoforte dispone di un patrimonio che non arriva a quaranta miliardi di euro, un patrimonio che è forse adeguato per far fronte ai suoi impegni con la clientela, ma una vera e propria goccia nel mare dei suoi 52 mila miliardi di nozionale dei derivati e della concreta realtà dei suoi titoli più o meno tossici e pensate che credo proprio che la banca tedesca non abbia, nel fare ciò, violato nessuna normativa di vigilanza né della Bundesbank, né, a partire dal giugno 2014, della vigilanza BCE!

Ebbene, se c'è una cosa che non difetta a proprietari e gestori degli Hedge Funds è la velocità e ,nelle settimane scorse, dieci di loro hanno chiesto indietro i loro miliardi di dollari depositati presso Deutsche e per loro il bambino di Mary Poppins che chiede al banchiere indietro i suoi due pence era rappresentato dal duo Lagarde-Draghi ed essendo i primi hanno messo in salvo i loro "sudati risparmi"; sì, ma per depositarli dove? In quanto, con tutte le loro informazioni e aderenze non sanno proprio come sono messi i depositi e i finanziamenti del colosso creditizio dai piedi di argilla con base a Francoforte nei confronti di quelle che once upon a time erano chiamate da ogni banca le proprie corrispondenti nazionali o estere.

Già, perché il rischio sistemico è dato dai saldi delle posizioni attive e passive di una banca con le sue consorelle, ma dall'agosto del 2007 questo rischio, con il blocco totale del mercato interbancario a livello globale, vede le banche utilizzare la rispettiva banca centrale, nel caso di Deutsche, BCE, ma anche Federal Reserve, Bank of England e, in misura più limitata, altre banche centrali di altre parti del mondo in cui opera, anche se il nuovo CEO, John Cryan, ha già tagliato l'operatività in almeno dieci Paesi; ciò nonostante, la residua attività interbancaria di Deutsche è ancora presumibilmente a livelli di tutto rispetto. 

Questi sono alcuni dei motivi che spiegano le mani forti sulla banca tedesca che ne hanno risollevato l'azione dai recenti minimi portando il livello di quasi un terzo e spiegano anche perché sia così forte e variegato il fronte di quanti sostengono che tutto deve accadere, meno un default del colosso creditizio tedesco e, ahimé, ancora molto globale!


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