venerdì 25 novembre 2016

Per il Monte dei Paschi un bail in da 13 miliardi di euro?


Credo proprio di aver dedicato alla situazione molto difficile e ingarbugliata del Monte dei Paschi di Siena un numero di puntate del Diario della crisi finanziaria tale che non ha paragoni con qualsivoglia altro argomento e questo perché le sorti del terzo gruppo bancario italiano (almeno lo sarà fino a che verrà formalizzata, a far tempo dal 1° gennaio del prossimo anno la fusione tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano, perché il gruppo bancario risultante avrà un totale attivo più alto, seppur di poco, di quello che caratterizza il Monte dei Paschi) sono giudicate da tutti di rischio sistemico per il sistema bancario italiano, ma con riflessi di rilievo anche a livello europeo, non solo a livello di eurozona.

A questa partita ho dedicato la puntata di ieri e, quindi, sui rischi e le opportunità presenti nel piano di Fabrizio Viola, poi emendato in alcuni aspetti non secondari dal nuovo CEO e Direttore Generale Marco Morelli, non aggiungerò una riga che sia una, mentre devo dire che sono rimasto scioccato dalle cifre sul bail in diffuse da fonti interne alla banca senese e che dicono che sono teoricamente soggetti a questa particolare di riforma del processo di risoluzione 64,8 miliardi  di euro su 162 miliardi di passività totali della banca, mentre le masse che sarebbero aggrediti da questa particolare forma di tagliola non possono superare l'8 per cento del totale del passivo e, cioè, una somma pari alla bellezza di 13 miliardi di euro, un'applicazione che cioè colpirebbe la totalità degli azionisti e degli obbligazionisti subordinati, senza distinzione tra istituzionali e clientela privata, e per un numero imprecisato di miliardi  di euro anche i depositanti per la quota eccedente la soglia dei 100 mila euro.

Il bastone del bail in sarebbe controbilanciato da un'intervento del Fondo di risoluzione europeo volto a ricapitalizzare la banca senese con un esborso pari ad otto miliardi di euro, il che significa che il Monte dei Paschi di Siena non verrebbe lasciato fallire e che l'aiuto non sarebbe a carico dello Stato italiano ma verrebbe altresì a fronte di un fondo cui l'Italia in uno con gli Stati membri dell'Unione europea partecipa, ma è evidente che la posizione ufficiale del nostro Governo presso la Commissione e presso la Banca Centrale Europea è quella di opposizione totale all'applicazione del bail in, o meglio esclude che lo stesso venga utilizzato nei confronti dei privati che hanno sottoscritto, per due miliardi circa, le obbligazioni subordinate o che vengano colpiti i depositanti per la quota superiore ai 100 mila euro.

Su questo ultimo punto, vorrei ricordare la puntata di questo blog che ricordava come, secondo i dati forniti dalla Banca d'Italia, la quota eccedente i 100 mila euro era pari a fine 2015 alla cifra di 425 miliardi di euro, il che fa capire come, nel terzo gruppo italiano, la quantità eccedente la soglia, fermo restando che, in base ai dati forniti dalla banca la massa assoggettabile al bail in è pari a 64,8 miliardi di euro, non può ragionevolmente essere inferiore ai 50 miliardi di euro (ovviamente questa è la massa aggredibile, fermo restando che l'intervento non può superare i 13 miliardi citati all'inizio), una parte dei quali appartengono a persone fisiche.

Insomma, un vero e proprio bagno di sangue per i risparmiatori che né Renzi né Padoan possono permettersi, sopratutto volgendo la mente a quanto è accaduto nel caso delle quattro banche medio piccole, Etruria e le sue sorelle, con danni per la clientela privata di molto inferiori alle cifre che sono in ballo per Monte dei Paschi!

Non so se sia stata la diffusione ad arte di queste cifre, peraltro certamente veritiere, ma ieri l'assemblea straordinaria, dopo una lunghissima e quasi estenuante discussione, ha approvato tutto quello che Morelli ha sottoposto a votazione: aumento di capitale da cinque miliardi e maxi cessione delle sofferenze lorde per  qualcosa di più di 28 miliardi, mentre molti degli obbligazionisti hanno capito che è meglio un uovo oggi di una gallina molto improbabile domani e, quindi, si apprestano a diventare azionisti di MPS:


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