venerdì 23 dicembre 2016

Lo Stato interviene in MPS, ma la storia non finisce qui!


Come ho raccontato in precedenza, la difficilissima azione di aumento di capitale del Monte dei Paschi di Siena e la contestuale ripulitura di qualcosa di più di 28 miliardi di sofferenze lorde era stata  oggetto di attenzione di almeno uno dei colossi del credito in Europa e nel mondo, la francese BNP Paribas, che però pose al Governo italiano e alla Vigilanza BCE due condizioni difficili da digerire e, cioè, la rottamazione di diecimila dipendenti sul totale di 25.600 (e su questo piano il Governo Renzi inondò di denaro il Fondo esuberi del credito con 600 milioni di euro, nei prossimi tre anni allungando altresì il periodo massimo di esodo dai cinque ai sette anni) e l'esonero dell'aumento di capitale perché il Cet 1 della banca francese era capiente per "digerire" i conti della molto malmessa banca senese che sarebbe stata fusa per incorporazione e poi tornata ad una relativa autonomia con i conti in ordine sotto il cruciale profilo delle sofferenze che sarebbero state gestite direttamente dalla capogruppo al netto di quelli oramai in carico ad Atlante II.

Certo, l'ennesima scorribanda di Bollorè su Mediaset, dopo quelle su Mediobanca e Telecom, rischia di far apparire appannato il bianco del Cavaliere che si offrisse di salvare MPS, dopo aver acquisito in zona Cesarini la Banca Nazionale del Lavoro e, solo al termine di una lunga battaglia legale, la regina del credito al consumo Findomestic, nonché una significativa presenza diretta come BNP Italia, ma la disperazione che regna sovrana tra Siena e Roma è di quelle che non permetterebbero di rifiutare una seconda e più convinta avance di Jean Laurent Bonafé, uomo forte di BNP e profondo conoscitore del sistema creditizio italiano, una eventuale proposta che troverebbe il  Governo italiano, dopo il disastro evidente della strategia di Jamie Dimon di J.P. Morgan-Chase e di Mediobanca i due advisor del disastroso piano di aumento del capitale del Monte Paschi e dopo che quest'ultimo ha reso noto di aver perso depositi per 20 miliardi di euro, 6,5 dei quali dalla uscita di Fabrizio Viola (settembre 2016) ad oggi e di avere liquidità per soli quattro mesi.

Più difficile da convincere sarebbe la Trimurti che guida la Vigilanza BCE, anche perché la stessa ha appena respinto un ragionamento simile fatto da Viktor Messiah di UBI Banca che non voleva fare un aumento di capitale per acquisire Banca Etruria, Banca Marche e CariChieti (chissà che fine farà la povera CariFerrara?) e alla fine ha dovuto cedere alle pretese di Madame Nouy e compagni e deliberare un aumento di capitale da 600 milioni, ma va da sé che è sempre vero quello che ha detto il terzo membro della Trimurti, l'italiano Ignazio Angeloni, quando affermava in una bella ed emblematica intervista a Fubini che le regole vanno adattate in una logica del caso per caso e quindi è difficile capire quale potrebbe essere la risposta ad una domanda che giungerebbe in ogni caso all'ultimo minuto.

Certo, tutto sembra far propendere per una soluzione che fa perno sullo Stato e su una applicazione mirata del bail in volta a salvare gli obbligazionisti retail, semmai con le farraginose regole del ristoro, e i depositanti oltre la soglia dei 100 mila euro, ma non escluderei la possibilità di un colpo di scena ad opera di BNP o di altri soggetti appartenenti alla categoria degli investitori "avvoltoi", d'altra parte mancano poche ore, o pochissimi giorni, e sapremo tutto. Quello che è più probabile è un accordo tra BNP e il Governo italiano per accompagnare la fase di uscita dello Stato da MPS, uscita che può avvenire, in base alle regole europee, non oltre i due anni successivi all'entrata con una quota di rilievo, anche perché<è allora MPS sarà una banca ripulita e con i conti in ordine, forse la più bella banca italiana!

Sono proprio curioso di sapere se di fronte alla disastrosa gestione dell'aumento di capitale Dimon e Nagel pretenderanno i 450 milioni di euro di commissioni previste o se questa somma verrà ridotta in relazione al risultato come Fabrizio Viola aveva preteso e ottenuto!

Nella tarda serata di ieri, il neo presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e il ministro dell'Economia, Piercarlo Padoan, hanno annunciato il salvataggio di MPS con un intervento che darà la maggioranza assoluta delle azioni della banca senese al Tesoro dello Stato, mentre per gli obbligazionisti subordinati retail vi sarà la trasformazione in azioni e poi, sempre al 100 per cento del valore, la trasformazione in obbligazioni ordinarie. Le contrattazioni delle azioni del Monte dei Paschi sono, ovviamente sospese, così come, altrettanto ovviamente, si apre la caccia a chi subentrerà al Tesoro nel periodo di due anni che è il massimo che la normativa europea concede per una presenza pubblica così massiccia nel capitale di una banca.

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