mercoledì 14 dicembre 2016

Unicredit lancia un aumento di capitale da 13 miliardi di euro


Pur avendo alienato Banca Pekao, quote rilevanti di Pioneer e altre piccole partecipazioni, il Chief Executive Officer di Unicredit, De Mustier, ha reso noto che ha proposto, ottenendone il via libera, al Consiglio di Amministrazione del colosso creditizio di deliberare un aumento di capitale da 13 miliardi di euro, il più alto mai realizzato in Italia, chiarendo subito che, a differenza di quanto sta accadendo in casa Monte dei Paschi di Siena, l'aumento è organizzato e garantito da un parterre de roi  di banche italiane e internazionali e che quindi avverrà senza i patemi d'animo che stanno caratterizzando la banca di Rocca Salimbeni.

Vorrei ricordare i motivi che stanno alla base di questa decisione e che risiedono nella richiesta alquanto perentori fatta da Madame Nouy, capo della Vigilanza bancaria presso la BCE, di portare il livello del Tier 1 della banca da livelli poco sopra il 10 per cento all'alquanto proibitivo 12,25 per cento, anche se va detto, ad onor del vero, chili raggiungimento di un analogo livello è stato chiesto al colosso tedesco dai piedi di argilla Deutsche Bank, una richiesta che spiega le ansie di Angela Merkel e del suo ministro delle finanze, Wolfgang Schauble, che sanno che l'aumento di capitale della prima banca tedesca sarà di entità tale da dover richiedere un intervento statale per giungere al quale è però necessario che una misura simile sia adottata dal Governo italiano e che la stessa riceva il via libera dai regolatori europei e dalla Commissione UE.

De Mustier sa bene che, una volta che l'assemblea straordinaria della banca avrà dato il via libera al maxi aumento di capitale, non potrà tornare indietro sulla decisione o non portare fino in fondo l'operazione senza incorrere nella procedura di risoluzione con effetti sui titolari della massa aggredibile dal bail in, una massa certamente superiore a quella già di per sé enorme di MPS che, lo ricordo, è pari a 64,8 miliardi di euro con un limite di aggressione pari a 13 miliardi, ma il CEO di Unicredit ha dalla sua il controvalore miliardario della cessioni che ricordava all'inizio e due fatti importanti che sono nel frattempo uno in via di finalizzazione e l'altro è oramai diventato legge con l'approvazione da parte del Parlamento della Legge di Bilancio.

Il primo di questi due eventi è contenuto nel decreto già pronto per essere approvato dal nuovo Governo e che prevede la possibilità per il tesoro della Repubblica italiana di intervenire nelle banche utilizzando l'articolo 32 della procedura di risoluzione bancaria europea, un decreto con una dotazione di 15 miliardi e che produrrebbe un bail in mirato che escluderebbe i risparmiatori, siano essi depositanti o detentori di bond subordinati, un intervento che consentirebbe di partecipare agli aumenti di capitale senza incorrere nella normativa contro gli aiuti di Stato, anche se non è ancora ben chiara la copertura di questi 15 miliardi, se cioè provenienti dalle risorse dell'ESM o ottenute operando in deficit, ma basta pazientare un po' e lo sapremo quando il decreto legge sarà varato e sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, non so, inoltre, a quanto ammontano i bond subordinati o assimilati in Unicredit.

L'altro evento è rappresentato dal taglio di 14 mila dipendenti, di cui quattromila circa in Italia, dove verranno soppresse o cedute 800 dipendenze e, almeno per quanto riguarda l'Italia, viene bene la ricapitalizzazione da parte dello Stato e per 600 milioni in tre anni del Fondo esuberi del settore bancario e che rende molto più conveniente per le banche operanti in Italia questa politica di alleggerimento degli organici, mentre per quanto riguarda i numerosi paesi in cui Unicredit è presente si tratta, nella maggior parte dei casi, di licenziamenti veri e propri e, vedi l'Ucraina, nell'uscita tout court da quei mercati!

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Dalla BCE è giunto ufficialmente ieri il diniego alla richiesta avanzata dal Monte dei Paschi di Siena di poter spostare il termine della complessa operazione di ricapitalizzazione e di cessione di tutte le sue sofferenze lorde per oltre 28 miliardi di euro. Nel frattempo, la banca senese ha reso noto di aver "perso" rispetto al dato di inizio anno 9 miliardi di euro di depositi ed è questo uno dei motivi alla base della decisione della Vigilanza BCE che paventa esplicitamente il rischio di una crisi di liquidità per la banca di Rocca Salimbeni!

L'agenzia di rating Moody's intanto si è portata avanti con il lavoro e ha abbassato l'outlook sulle banche italiane portandolo da stabile a negativo, trascurando che tra aumenti di capitale annunciati e già effettuati in questo anno di disgrazia 2016 siamo già a poco meno di 25 miliardi di euro.

1 commento:

Anonimo ha detto...

MPS e la fuga silenziosa dei capitali. Credo stia capitando anche ad altre banche...i correntisti si sono fatti furbi e stanno spostando i loro liquidi verso altri lidi. Direi che il 2017 sarà interessante...specie per le banche tedesche...ops...per i buchi con le banche intorno!!!